«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

giovedì 5 gennaio 2017

Il Giro d'Italia numero 50

La 50^ corsa rosa viene vinta da Felice Gimondi, che diverrà uno dei ciclisti italiani più celebri. In quella edizione debutta un giovane ciclista belga, di nome Eddy Merckx, che a 21 anni aveva appena vinto Sanremo, Freccia Vallone e Gand Wevelgem.
Nel 1967, difendendo i colori della squadra Salvarani, è Felice Gimondi a imporsi nella cinquantesima edizione della gara. La corsa si corre dal 20 maggio all’11 giugno, con 130 partecipanti e 70 corridori arrivati a Milano. Dietro a Gimondi chiudono l’italiano Franco Balmamion, staccato di 3’36”, ed al 3° posto Jacques Anquetil a 3’45”. Quell’edizione viene consegnata alla storia come quella dove le Tre Cime di Lavaredo vengono battezzate ”le montagne del disonore” dalla penna di Bruno Raschi. Questo succede quando la frazione che le vede arrivo di tappa viene annullata dall’organizzazione a causa della moltitudine di spinte, che quasi tutti i corridori ricevono continuamente dal pubblico assiepato a bordo strada. Se a cancellare le Tre Cime di Lavaredo ci hanno quindi pensato gli spettatori, a cancellare lo Stelvio ci pensa la neve. Gimondi aveva vinto il Tour de France l’anno precedente. Rivincerà il Giro due anni dopo e nel 1976.
Ormai il ciclismo sta uscendo dal bianco e nero. Saranno anche gli anni in cui si comincerà a parlare di doping senza più la facile ironia dei decenni precedenti, tutt’altro. Lentamente, ma continuamente, vi sarà l’evolversi di questa “piaga” sportiva che nell’arco dei successivi 30 anni assumerà proporzioni pesanti, tanto da falsare la disciplina. Il primo ciclista dopato al Giro (o meglio, trovato dopato) è il belga Victor Van Schil, gregario di Merckx nel 1968, nel 1969 sarà Merckx ad essere squalificato in maglia rosa. Seguiranno altre situazioni pesanti: Gianni Motta nel 1971 riceve 10 minuti di penalizzazione per positività alla “metil-efedrina”, nel 1985 arriva il divieto dell’emo-trasfusione usata da Moser nell’anno magico, il 1984, perchè ancora non vietata. Il pensiero principe recita; “Se non è scritto che una cosa è vietata dov’è il problema?”. Il centro di medicina sportiva di Ferrara, diretto dal professor Conconi, diventa il più famoso al mondo. Tutti i migliori ciclisti degli anni ’80 e ’90 vi passano, italiani e non. Negli anni ’90 arriva l’EPO e sarà il disastro. Il suo uso nel ciclismo sarà enorme, ma siccome all’antidoping non è ancora possibile rilevarne la presenza, per tutto il decennio molti corridori la faranno franca.
Nel 1998, due italiani Miceli e Forconi della squadra Mercatone –Uno sono espulsi dal Giro per ematocrito alto, per la stessa motivazione viene fermato Marco Pantani l’anno dopo sempre al Giro. Nel Giro del 2001, a Sanremo, i NAS e la Guardia di Finanza arrivano e perquisiscono per tutta la notte le stanze dei 143 ciclisti ancora in gara. Se ne vanno con una quantità impressionante di farmaci di ogni tipo. Il 2002 è un altro anno pesantissimo per il Giro: Nicola Chiesini è il primo ciclista arrestato al Giro, pochi giorni dopo viene rintracciato e arrestato anche Domenico Romano. Stefano Garzelli – in maglia rosa – viene espulso dalla corsa per positività alla Liegi corsa due settimane prima, ed anche Gilberto Simoni viene trovato positivo alla cocaina, che spiegherà figlia della cure del dentista per poi riuscire a salvarsi cambiando versione, dicendo che la cocaina era presente nelle caramelle di una sua zia di nome Giacinta. Gli anni successivi si passa dall’EPO alla Cera (un EPO di evoluta generazione scientifica) ma le cose non cambiano molto: Emanuele Sella nel 2008, vincitore della maglia verde con una settimana di anticipo, Danilo Di Luca nel 2009, che chiuse il Giro al secondo posto, solo per citare due casi tra i più tristi per il nostro ciclismo in quel periodo. Finche in questo decennio viene concessa l’autorizzazione a controllare vecchie fialette degli anni ’90, per capire quanto i nuovi metodi di ricerca siano validi. I risultati delle gare non possono essere più cambiati (a meno di confessione, dopo alcuni anni il reato decade), ma i risultati sono incredibili per il numero di corridori che al tempo sarebbero stati rispediti a casa, senza distinzioni tra italiani, stranieri, campioni fra i più grandi e gregari tra i più applauditi.

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