«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

mercoledì 9 febbraio 2011

Non nei modi, ma nella sostanza è meglio così.



DA COSA TI FAI ISPIRARE QUANDO TORNANO SITUAZIONI COSI’ AMARE? RABBIA, PER L’ENNESIMA AUTO-PALATA DI M***A SUL CICLISMO? O TRISTEZZA, PER QUELLO CHE RIGUARDA LA PERSONA?

Cosa spinge un padre di famiglia a spingere il proprio fisico ai limiti della salute, per una disciplina sportiva? Cosa spinge un grande talento sportivo a mandare in vacca una carriera che poteva essere di grande livello, e giocarsela due volte rischiando la pelle nella seconda chance? È questo lo sport più bello del mondo? (frase che non ho mai sopportato, ma perchè ho una mia idea sul concetto sport e amore per esso). È passato un’anno dalla morte di Franco Ballerini e c’è mancato un pelo che febbraio mettesse sul suo taccuino funebre un’altra ricorrenza. Ballerini, Pantani,… Riccardo Riccò ha rischiato di allungare questa lista.
Auto-emo-trasfusione; definizione composta da tre altre parole. Una storia vecchia come il doping, ed un’altra palata di merda sul ciclismo. Si, perché qui le questioni sono due. La prima è quella che riguarda l’uomo, la persona, il padre di famiglia. Che non ha avuto insegnamento sufficiente da due anni di squalifica. Poi arriva lo sportivo, il talento, per molti un’idolo ritrovato.
Sia benedetta la frase di Pier Bergonzi, che nel suo articolo odierno sulla Gazzetta definisce “un cialtrone” Riccardo Riccò. Parola tristemente giusta (che certamente Suor Alessandra non avrebbe il coraggio di scrivere manco sotto tortura)
Il ciclismo non ha bisogno di Ettore Torri per trovarsi nelle peste. Continuino così proprio loro, i protagonisti principali, i campioni. Lorenzo Bernucci e la sua famiglia hanno preso 20 anni si squalifica “globale” per detenzione di sostanze dopanti. Bernucci sparisca e resti al suo bar. Si dice che Riccò rischi la radiazione. In casi così pesanti e gravi perché reiterati, la radiazione non deve nemmeno essere un punto di domanda.
Via, basta! Smettiamo di trattare i ciclisti come dei ragazzi che subiscono e basta (vedi “Suor Alessandra”, che non ha mai il coraggio di usare parole decise, e allora quando non può più girarci intorno si appoggia sempre al lato umano). Riccardo Ricco è stato un ciclista che ha fatto dell’ingordigia la sua forza, dell’imbroglio l’arma per vincere nella sua disciplina sportiva. Oggi Riccò è un padre di famiglia che si è salvato per un pelo, che convive con persone intorno che hanno conosciuto sospetti, accuse, ed anche le galera per questioni di doping. Se penso alle qualità di Riccò e vedo come ha vissuto da sportivo – ed in questo caso il ciclismo – lo sport per primo ne guadagnerà soltanto dal suo ritiro definitivo.