«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

lunedì 24 novembre 2008

Il ciclismo del bastian contrario (parte 3)



CONTINUANO I FENOMENALI APPUNTAMENTI ETILICO-CULTURAL-SPORTIVI PER IL BLOG DI JUST PASSION. STAVOLTA E’ LA NEVE LA PROTAGONISTA DEL RACCONTO.

Candida come la neve – in verità, è proprio neve! – la bianca signora racconta improvvisa, al ciclista, che è arrivata la fine della stagione. Cara bici mia, mentre mi consolo con l’amico bottiglione vicino, ricordi le calde giornate estive? Oppure quando salivamo verso il cielo e l’aria fresca di fine Aprile (o come direbbe il poeta; “gelida, puttana la miseria!”), ci accarezzava il viso.
Ma oggi, cara neve, tu ci sorprendi. Dove sono i rumori del mondo? Dove li hai nascosti bianca e silente amica? Dov’è la frenesia che riempie le strade ogni giorno? Dov’è quel mondo che corre sempre? E, soprattutto, dove cazzo è la pala per spalarti!!!
Ah!, che poesia sai essere ogni volta bianca amica! Ricordo di quando ti ritrovavo lassù, perché la primavera di quest’anno ormai morente è stata cattivella, e tu mi dicevi; “Ciao, ciao!” nel momento in cui arrivavo sotto le cime, e per farmi le sorprese birichine mi accoglievi con 30 gradi sottozero. Allora ti osservavo e ti rispondevo con tutto il mio amore dicendoti; “Va in mona, temp de merda schifoso!” E giù subito per scendere nel ritorno sfiorando polmoniti ed automobili che salivano, nell’entusiasmo del mio animo che aveva esaurito tutti i sacramenti esistenti e possibili.
Cara bici mia, hai visto che l’amica neve ci ha fatto una bella sorpresa? Tu ora dormi e sogni le belle salite scalate insieme, mentre io inizio il secondo bottiglione visto che il primo l’ho svuotato con Auro, che ora dorme sbronzo sotto il tavolo.
Basta borracce da svuotare; solo bottiglioni (l’amico Mauro sarebbe felice. Ma anche Celio, Carle, Palan, Sepin, Bepo, l’altro Carle, Pine, Cice Mela, ecc. ecc…). Basta sudare su per una montagna, o rinfrescarsi nello scendere. Torneremo a risentire il vento di primavera, a raffiche di 90 chilometri all’ora, scompigliarci i capelli? “E come cazzo fa, se io non ho i capelli e tu hai sempre il casco, coglione!” mi risponderesti tu, cara la mia bici.
W il ciclismo, con la speranza che Davide venga a riprendersi Auro sotto il tavolo.
Al prossimo bottiglione…

sabato 22 novembre 2008

Doping e integratori



ECCO ALCUNE PARTI DI TESTO PROVENIENTI DAL GAZZETTINO DEL 14 NOVEMBRE. SI PARLA DI INTEGRATORI E DI DOPING. NELLA PAGINA ‘CONSIGLI’ DEL SITO, QUALCHE ANNO ADDIETRO, AVEVO MESSO UN TESTO AL RIGUARDO. LE DICHIARAZIONI CHE HO SOTTO RIPORTATE, ARRIVANO INVECE DA UN INCONTRO ORGANIZZATO A BELLUNO – TEATRO GIOVANNI XXIII – CON LA COLLABORAZIONE DELL’UISP; UNIONE ITALIANA SPORT PER TUTTI.

Daniela Rossi – (responsabile del progetto: “Mamma, parliamo di doping”)
“Sono emersi dati inquietanti: ci si dopa dovunque, in qualsiasi campo, anche se si tratta di vincere un premio sotto casa propria.”

Guido Francesco Fumagalli – (ordinario di farmacologia)
“Gli integratori sono il primo passo verso il doping. Per intenderci, quelle bibite che di piacevole hanno solo il colore e che invece vengono pubblicizzate continuamente dai mezzi d’informazione, e ingerite dal 70% di chi pratica sport. Non solo non migliorano le prestazioni, ma danno un falso senso di sicurezza all’atleta e incoraggiano un’alimentazione scorretta. Un normale amatore, per quanto possa correre, non necessità di ulteriori aggiunte di sali minerali: è più che sufficiente qualche bicchiere d’acqua.”

Thomas Zandonai – (ex ciclista, si auto-definisce ex dopato)
“Inizio ad allenarmi con campioni che hanno fatto la storia delle 2 ruote. Usano parole strane come analisi, ematocrito, emoglobina e addirittura il verbo ‘curarsi’: ma come? Non erano neppure malati. I primi dubbi mi sono sorti quando, in gara, venivo regolarmente staccato da gente che in allenamento mangiava la mia polvere. Il giorno prima dei Campionati Italiani (militari N.d.A.) mi imbatto in un bidone pieno di scatole di farmaci e siringhe. Ne prendo una, di nascosto, e leggo l’etichetta: pericolo di morte.”
Quando era dilettante arriva la prima iniezione; “Sono sostanze che contengono ferro e che mi vengono somministrate da medico e DS. Che fai se te lo chiedono? Sei giovane, ci credi.”
“Quando mi hanno proposto il salto di qualità, ovvero l’EPO, mi sono rifiutato e non ho più fatto parte dell’ambiente. Sono stato estromesso. Gli allenamenti non bastavano più.”

Daniele Masala – (2 titoli olimpici nel Pentatlon a Los Angeles ‘84)
“Come si fa a vincere senza doping? Ho la ricetta: scegliersi i genitori giusti e lavorare sulle doti che loro e madre natura ti hanno regalato.”

… e leggere tanto ‘sto blog. aggiungo io, per difendere il ciclismo pane e salame sotto l’azzurro cielo della nostra Madre Patria.
W l’Italia!!!
Alla prossima.

lunedì 3 novembre 2008

Il ciclismo del bastian contrario (parte 1)



PARENTESI POETICO-CICLISTICA, DI META’ OTTOBRE.

“Il cielo è color ceramica”, direbbe l’uomo di Erto. “Che tempo del cazzo!” dico io, mentre salgo in sella. Il sole c’è, ma ormai scalda poco. Il termometro mi dà 10 gradi; non è freddo ma il caldo me lo sogno. Anche se è metà mattina sembra che nei paesi il sonno sia ancora padrone delle attività della gente. Poche persone sbucano da una porta o da un cancello. Una donna è uscita per prendersi mezza bracciata di legna per la stufa.
Le domeniche mattina dei paesi sono tutte così? No, non è la poca voglia di uscire. Sono già tutti in chiesa per salutare e ringraziare il Figlio del Capo. Io pedalo e il corpo inizia a intiepidirsi; era ora. Ecco la prima salita. Mica è dura ma è la prima. Ci fosse Cassani con me, direbbe; “Io nella prima facevo fatica.” Un tratto di strada in aperta campagna, mi regala silenzio assoluto. Due spari dai boschi vicini mi avvertono che i cacciatori sono al lavoro. Si sparassero a un piede!
Esco dalla tranquillità e pedalo sulla Strada Statale; che palle! se penso che ci sono quelli che fanno solo statali. Vadano in malora. Purtroppo le montagne non posso farle adesso. A salire nessun problema. Ma quando stò in cima e scendo, una polmonite chi me la risparmia? Caro Brocon, fino ad Aprile mica possiamo rivederci. Ci fosse Cassani con me, direbbe; “Io sul Brocon facevo fatica.”
Finalmente, dopo un bel pezzo, esco dalla strada. Fanculo al traffico. Ecco una salita. Pian piano, salgo. Il mio rosario penzola dal manubrio come sempre. Il mio amico fatica non ne fa. Lui sta aggrappato e sono io che pedalo! Davanti a me, molto avanti, un ciclista sale. Arrivato in cima è ora di pranzo. Mi fermo nella solita panchina. Mangiucchio qualcosa e ogni tanto passano ciclisti che avevano scelto di salire anche loro. Ma tirano dritti. Fermarsi a una panchina a guardare il bosco di sopra? Che cazzata! Devono allenarsi. Sono dei campioni. La passione è fatta di numeri, mica di emozioni. Cosa vuoi che si fermino per guardare i 100 colori del bosco d’Ottobre.
Riparto dopo una decina di minuti. Il sole scalda. Sembrava cosa impossibile due ore prima. Buono per farsene altre due pedalando. Devo trovare una fontana. Anche se è pieno autunno sono ‘a secco’. Cassani mi direbbe; “Quando ero a secco, io facevo fatica.” Mi soggiunge il ricordo di quel ciclista che era partito senza borraccia. Gli offrii un paio di sorsi di una delle mie. Me la svuotò mezza. I campioni non hanno bisogno di bere tanto. E poi, due borracce pesano.
Che bel sole che c’è adesso. Ma ormai l’astro è in fase calante. Con il cambio d’orario il sole si abbassa presto passato mezzodì. Ecco un cartello; “Feltre” le gambe mi dicono; “Se vuoi tira dritto!” e lo faccio. Cassani mi direbbe; “Io a tirar dritto facevo fatica.” Mi fermo a un cimitero per un saluto a un’amico, prima che arrivi il penoso periodo di quei parenti che da bravi portano i fiori ai loro defunti, per poi fregarsene per il resto del tempo. Perché per andare dai nostri morti dobbiamo aspettare che sia il calendario a dircelo, mica l’animo. E allora fiori a raffica per sentirci alleggeriti del menefreghismo durato un’anno.
Torno a casa e incrocio ciclisti che forse partono. È ormai pomeriggio. Rientro a casa. Mia madre mi dice la solita frase; “Come mai setu già qua? (Come mai sei già di ritorno?)” abituata a vedermi partire e senza la minima idea di quando torno. Faccio l’odioso streching per i soliti, insopportabili, 10 minuti. Una penna per scrivere nel quaderno il mio giro; data, paesi o città attraversate, chilometri. Salgo le scale per la doccia. Ci fosse Cassani mi direbbe; “Io a far le scale faccio fatica.”
Buon ciclismo a tutti ma la prossima volta, Cassani lo lascio a casa.