«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

domenica 24 gennaio 2010

Agganciando il pedale del sogno?


TUTTI IN SELLA, DAI CAMPIONI AI RAGAZZINI, PASSANDO PER CICLISTI E CICLISTE DELLA DOMENICA. CHE C’INSEGNERA’ LA BICICLETTA QUEST’ANNO? FAVOLE MARCE O SPERANZE CONCRETE?

(D)edizione
(O)nestà
(P)erseveranza
(I)ntelligenza
(N)aturalità
(G)iovani

I guanti sono quelli invernali, così come il pantalone e la giacca. La maglia a maniche corte me la ficco sotto; le tre tasche sono comode. In più ho quella della giacca, nella parte bassa della schiena. È bella grande; la zip mi va da una pare all’altra della schiena. Posso metterci quasi tutto quel che mi pare. Sono carico come un mulo. Tra due mesi invece avrò le tasche della maglietta che scoppieranno (che fastidio quando mi alzerò per rilanciare la pedalata!). Che mi manca? La striscia felpata per le orecchie, il berrettino e gli occhiali. Mettiamoci il casco ch’è meglio, occhiali, penna per gli autografi ai fans e ora salto sui pedali; ricominciamo la danza. Questo credo sia l’inizio per tutti. Cosa possiamo aspettarci di lì in avanti?
Il pedale che gira, e la fatica che cresce. A volte la discesa che le regala una sosta, e il fiatone che ringrazia. Le gambe no; quelle bruciano ma la bicicletta è questa. Per altri (o altre) è qualcos’altro. A volte è sensazione d’esser liberi, trovandosi prigionieri dei numeri; scherzi della bici o volontà nostra?
Mi vien da pensare che la cosa buona della bici, è che non hai un pallone che puoi passare a qualcuno quando sei in difficoltà. E non puoi far girare il tuo pedale da altri. La salita sa insegnare la politica del passo alla volta. Come il camminare. Se non giri il pedale sinistro, il destro non inizierà a girare per conto suo. La strada va su e smetti di pedalare; che succede? Ti fermi. Bella la bici; semplice. Dipende da noi e basta.
Poi arriva il momento in cui qualcuno (o qualcuna) vuole di più. Non per la bici, ma per noi. Lì la semplicità la si vende. L’essere noi non basta più. Meglio essere quello che vogliono gli altri, per essere contenti di noi? Qualcosa non quadra, oppure è il nostro GPM da superare per sentirci nel mondo?
I più giovani probabilmente non sanno chi è Pietro Paolo Mennea. Per più di 15 anni è stato l’uomo più veloce del mondo sui 200 metri; “Il corpo di un atleta e l’anima di un saggio; ecco ciò che occorre per essere felice”. Questo è Pietro Mennea; uno che, smesso di correre, ha portato a casa 4 lauree! Ma esiste un modo perché i ragazzi possano comprendere tale semplicità?
Forse smettere di dire loro; “Fate questo e non quest’altro!” oppure “Devi fare così e non colà”. Ma qualcuno ha mai pensato di chiedere loro cosa vogliono? O invece di limitarsi a dire si o no, spiegare loro perché si e perché no?
Tempo di rientrare; la borraccia è vuota e le fontane per ricaricarla sono ancora “fuori servizio”. Senti che male a fondoschiena… appena a casa mi dovrò romper le balle con lo streching; solo 10 minuti, ma sai quanta voglia di star lì? toh!, chi c’è laggiù, fermo in quella piazzetta? Un ragazzino. È un ciclista in allenamento. Che fa ora?... si mangia un pezzo di cioccolata.
Ecco la bottiglia mezza piena.
Forza gente, forse possiamo ancora far qualcosa.

giovedì 14 gennaio 2010

Il ciclismo davanti al caminetto.


ANCHE PER QUESTO INVERNO, ULTIMO APPUNTAMENTO CON LE CHIACCHIERE INVERNALI FATTE A BORRACCIA VUOTA. NON LONTANI DAL TORNARE IN SELLA, ECCO I PENSIERI RIVOLTI ALLE PRIME FATICHE.

Il ciclismo davanti al caminetto, sta ormai consumando la sua ideale catasta di legna che alimenta il fuoco della passione. Sono ormai gli ultimi, i crepitii che giungono dalla fiamma che ha riscaldato il riposo invernale. Riposo, che rende più sentita la ripresa pre-primaverile. Ogni località ha un suo esser voce di primavera. Una primavera vicina al mare avrà sempre un gusto diverso, rispetto alla primavera di una campagna collinare. C’è chi ha i mandorli in fiore, e chi ha i prati che iniziano ad abbandonare il giallastro della brina invernale, per intonare un verde che sembra riempire il mondo, dal suo tanto e vigoroso tornar padrone.
Strana è anche la sensazione che mi capita di sentire ogni anno, quando le prime corse della stagione iniziano a farsi vedere in Tivù. La Tirreno-Adriatico è la corsa che mi dà sempre questa idea. Quasi diverte lo scorgere dal teleschermo un prato già verde, o gemme di foglie su di un ramo d’albero in procinto di aprirsi. Se abitate dalle mie parti, queste cose le vedete solo nella prima metà di marzo. Come sembra più bello il sole. Forse perché sappiamo che per ora ci darà soltanto poche ore di tiepido, e allora te lo godi meglio, per poi sentire il gelido velo del tramonto, che con un soffio avverte di girare il manubrio verso casa, al primo cartello d’incrocio che ce la indica.
Quando pedalo lungo una salita in febbraio, i dolori della fatica sono il doppio di quelli che saranno presenti di lì a due o tre mesi. Ma il sapore che porto a casa è unico; crampi mostruosi, sudori freddi, visione sdoppiata, salivazione azzerata, crisi di fame orrende, dolori lancinanti a schiena e fondo schiena, tutte sensazioni che danno sapori indimenticabili alle prime uscite d’allenamento. Che bello il ciclismo!
Sentire il sole di carnevale riscaldarti tiepido la schiena, e pensare che di lì a 4 mesi cercherai l’ombra. Sentire l’acqua della borraccia sempre fresca, e sapere che nel giro di 3 mesi sarà pura pipì da quanto è calda. Partire in febbraio e tornare a casa con ancora un sorso d’acqua nella borraccia, e riflettere sul fatto che di lì a pochi mesi tirerai scariche di mitra a chi ti sarà davanti a riempire la borraccia in una fontana. Che bello il ciclismo!
Fare il ciclismo come ai tempi delle magliette di lana (quelle che Adriano De Zan riproponeva senza pietà come argomento, a ogni benedetto Tour arrivato sui Pirenei), ha un sapore diverso dal pedalare come un semi-professionista che non lo è per niente. Avere in tasca la salsiccia cruda invece della barretta energetica che costa 50 centesimi a boccone (ladri!!), avere il boccone di pane con dentro l’abbondante cucchiaio di marmellata, invece del concentrato zuccherino che ti fa rizzare i capelli, e che costa 70 centesimi a sorsata (ladri!!). Fare due conti e vedere che ascoltando le pubblicità, uno consuma 100 euro l’anno di alimenti adatti all’attività sportiva (ladri!!), quando con gli stessi soldi a pane e salame ci mangi tre anni (e magari ci scappa pure un fiasco).
Ormai è tempo di dare un’ultima occhiata alla bici, che linda e lucente inizia a sgranchirsi il telaio dopo il consueto letargo. L’altra sera stavo guardando le televisione, e sentendola rigirarsi le chiesi come mai non dormiva. Mi ha risposto; “Stavo sognando il vento che mi accarezzava, la fontana che cantava al nostro passare, e le altre biciclette che ci incrociavano e ci salutavano. Quando torniamo a pedalare?”
Le ho risposto; “Non manca tanto. Ora dormi ancora un po’, che i tuoi amici li rivedrai presto.” Ed è tornata a dormire, sognando Lorenzo Roata.
W il ciclismo pane e salame e non rompetemi i maroni! Tutti in sella!