«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

venerdì 11 dicembre 2009

Letterina a Babbo Natale 2009



I BRAVI BAMBINI POSSONO SCRIVERE LA LETTERINA A BABBO NATALE (foto), QUINDI ECCO LA MIA.
(comunque, lo ricordavo diverso...mah!...)

“Caro Babbo Natale…
Spero di rivederti anche questo Natale, ma stavolta non arrivarmi sbronzo perso a casa, che l’anno passato mi hai ridotto il tappeto uno schifo. E ricordati che i camini non sono quelli dei film, che l’anno scorso hai spaccato quello del mio vicino di casa, che poi abbiamo dovuto rompere i c******i ai pompieri alle 4 di notte per disincastrarti. Che fra gli; “ohhh, issa!” di loro che tiravano e le tue bestemmie, altro che notte di Natale.
Porta una tappa del Giro-Donne 2010 dalle mie parti, che salite ne abbiamo fin che vuoi, e può venir fuori un garone da spaccar le gambe delle cicliste, che ce le hanno belle senz’altro ma i pedali si devono comunque girare.
Porta sotto l’albero dell’Ilaria un set di canne da pesca, e alcuni buoni benzina per i pieni del suo Kangoo, che poi sa lei cosa deve farci co ‘ste robe, visto che da qui al Lussemburgo di strada ce n’è un sacco.
Porta sotto l’albero di Alessandro tutto quel che serve per fare il suo GS femminile, con gente che non gli fa perder tempo per niente. E pure una macchina fotografica che sia una figata. “Robe fatte moderne” come direbbe il vecchio Mosole.
A questo proposito, porta a Remo Mosole un vocabolario di italiano. Ma semplice. Non roba troppo complicata.
Portaci un ciclismo più pulito, 4 gatti in più alle gare femminili, riporta Roata sulla Moto 1 al Giro, che così quando gli passano la linea ci divertiamo, e confermalo come voce del ciclismo rosa.
Regalaci una puntata di Porta a porta con Mauro Corona ospite, e mandala in prima serata così ci pisciamo addosso.
Fa in modo che la Rai non cambi la musica per la sigla del Giro d’Italia che è bella così, anche perché le musiche di Paolo Belli avevano rotto le balle.
Regala salute a chi non ne ha, fai diventare il mondo un posto migliore, porta il posto fisso a chi ne ha bisogno.
A me bastano poche cose; Charlize Theron sotto l’albero col vestito di Wonder Woman, che io mi vesto da Lord Fenner e gliela faccio io la trilogia dello Jedi, Dolby Surround compreso porca paletta!

PS; dimenticavo.
Non parcheggiare la slitta nel mezzo della strada, che poi l’anno scorso le renne hanno cagato così tanto mentre entravi nelle case a portar doni, che alle 7 di mattina di Santo Stefano ho riempito 3 carriole di roba per ripulir la via.”

Manuel

martedì 17 novembre 2009

Il ciclismo davanti al caminetto.


PASSIAMOCI UN PO’ IL TEMPO IN QUESTO MODO, COSI’ AGGIUNGIAMO CULTURA A ‘STO SITO…

Dorme la bici bella e lucente,
come anche il bosco spoglio e silente.
Brucia la legna nel caminetto,
che l’animo scalda in modo perfetto.
Ormai lungo i prati, la brina comanda,
e c’è il Pettirosso che dal bosco ora canta.
E mentre il ciclista aspetta il suo Giro,
nascosto in legnaia dorme anche il Ghiro.

Silenzio sul Grappa che adesso è assopito,
fin quando a Maggio non passerà il mito.
Riposa anche il Gavia, che dei monti è un gigante,
che farà patir tanto chi andrà su un po’ irridente.
Dormicchian sornioni Mortirolo ed Aprica,
che quel dì, pei ciclisti, sarà tutt’altro che amica.
Si beve tranquillo un’ombra di vino,
chi scrive ‘ste righe, che si sa è un bell’omino.

Il Giro ora dorme, ed è scesa la notte,
e Gigi Sgarbozza s’attacca alla botte.
Un’angelo in sogno m’appare; uno scherzo?
ma poi guardo bene; è lei, la Guderzo.
E meglio che smetto di metter giù in rima,
e smetto di prendere anche il vino in cantina.
Un bacio a voi tutti che chiudiam ‘sta boiata,
e cedo la linea a Lorenzo Roata.

sabato 26 settembre 2009

OH, MIO DIOOOO!!!!!!!!!!!!!!







TATIANA GUDERZO; CAMPIONESSA DEL MONDO SU STRADA 2009.

(e ora lasciatemi svenire...)

lunedì 31 agosto 2009

Alla Baccaille la corsa dei record (*)!

(*) Di cosa non si sà...


Comincio dalla fine; brava Monia!


Organizzatori pronti; che l'evento inizi.


Chi sarà la cenerentola?


Monia che fa la calza? Bella roba essere Campionessa d'Italia!


Il GS MIchela Fanini non scherza; il podio per un pelo non ha spazio per tutte.



Anche l'Australia risponde;"presente!"



Via sempre a testa bassa!



Scatti e controscatti; che grande corsa per la Tamanini!



In una gara che si decide facilmente in volata, una cosa così non puoi mettermela 10 metri dopo l'arrivo!


ANCORA NON LO SA’, MA MONIA BACCAILLE HA VINTO LA CORSA DEI RECORD (?). ECCO IL RESOCONTO EXTRA-CICLISTICO DI UNA GARA LEGGENDARIA PER LO SPORT ITALIANO; LA 2^ CLASSICA CITTA’ DI PADOVA, DONNE ELITE.

La partenza del treno che mi porta a Padova è in perfetto orario. La temperatura interna del vagone sfiora gli 80 gradi, ma mi adeguo. Alla stazione di Padova, Alessandro mi aspetta armato di tutto punto con orari e biglietti pronti per l’autobus; organizzazione perfetta.
Pigliato l’autobus, dopo 15 minuti scarsi di viaggio arriviamo a Camin di Padova, ma non troviamo un’accidente. Il caldo, quello c’è, anche se la pioggia è attesa in giornata. Dopo aver girovagato – e aver beccato la strada per il cimitero – torniamo indietro e chiediamo a delle persone del posto. Avevamo trovato il quartiere giusto, anche se la zona del ritrovo era 400 metri più su.
Arrivati alla partenza le squadre iniziano a prepararsi. Salutiamo due amici di Alessandro e iniziamo a vagare tra le atlete e le ammiraglie. Pausa pranzo che prende vita sul podio (!), e poi ancora foto di qua e di là. La Baccaille deve far la calza con la sua maglia; bella roba essere Campionessa d’Italia! Arriva la Guderzo e la pressione mi sale a 180 di minima, mentre pian piano il cielo si annuvola. Poco prima di un gelato Alessandro fa la conoscenza della classica signora veneta, che se ne frega che tu sia Berlusconi o il primo che passa, e praticamente ci ordina di fare un sacco di foto.
Arriva il momento della firma sul foglio di partenza, ed ecco uno scroscio di pioggia che getta nel panico le ragazze; firma sul foglio partenti e presentazione delle squadre avvengono a tempo record (d’altronde siamo alla gara dei record…). Arriva il momento del via, con il pallone gonfiabile di uno sponsor che perde pressione proprio in quei momenti. Per un pelo non va ad afflosciarsi sopra le teste delle ragazze pronte a partire.
Pronti via e si va a cercare un angolo a 500/600 metri dalla fine per trovare un buon posto per seguire un paio dei 9 giri in programma. Un amico di Alessandro inganna l’attesa tra un passaggio e l’altro del gruppo, provando a suicidarsi ma non soddisfatto per le foto fatte dal fotografo al momento cruciale, decide di rinunciare dopo vari tentativi. Torna la pioggia e le ragazze al secondo giro hanno filo da torcere. Una concorrente cade proprio davanti a noi, su una curva verso destra, regalando ai presenti una bella bestemmia in Dolby Surround, ed i suoi genitori baruffano tra loro come due ragazzini. Bah!...
Torniamo all’arrivo/partenza. Alessandro aveva perso il suo ombrellino. Ombrellino che però gli passa davanti, ma in mano ad una persona. Decide di lasciar perdere e ripongo il fucile a pallettoni. Ormai la tensione è viva. Camin di Padova è la cittadina dei record. Il Guiness dei Primati annovera il nome di questa zona padovana tra le sue dementi pagine. Il motivo non lo sappiamo. Ma di boiate ce ne sono un sacco tra quelle righe. Quando le tensione è alle stelle e si avvicina il passaggio dell’ultimo giro, ecco che capiamo senz’ombra di dubbio che siamo di fronte ad un’organizzazione sicuramente unica. Come può una corsa, alla seconda edizione, definirsi “classica”?
Può farlo quando nel giro di pochi minuti un’organizzazione seconda soltanto ad un concerto dei Pink Floyd si scatena dando il meglio; tra la commozione del pubblico appare la campana dell’ultimo giro, e viene esposta la lista delle atlete che dovranno fare l’anti-doping nel dopo gara. Le atlete passano per l’ultima tornata, ma lo spettacolo non è finito. Gli organizzatori – che sicuramente avevano fatto apposta per giocare con l’emozione data dall’evento – calano l’asso di denari, e la linea d’arrivo viene rifatta ex-nono nel tempo di un pit-stop da Formula 1, appare l’apparecchiatura del foto-finish e si inizia a smontare le transenne (!) che la gara deve ancora finire.
Monia Baccaille vince la gara dei record con una bella volata, e via tutti sotto il podio per le foto. Premiazioni chilometriche che durano 15 buoni minuti, con la Baccaille che porta a casa; fiori, una cesta con berrettino e fiocco rosa con sicuro qualche prodotto tipico buttato dentro alla carlona, una brocca enorme di porcellana che vai a sapere dove se la metterà in casa, ma soprattutto un vassoio di tagliatelle (!). Premi record, con la povera Monia che non ne può più e che non vede l’ora di andarsene.
Camin ha colpito ancora! Unica nota stonata, una fesseria rappresentata da in tombino con l’asfalto completamente rovinato, dieci metri dopo la linea d’arrivo. Con un circuito che favoriva la conclusione in volata, gli organizzatori potevano risparmiarsi questo rischio inutile che per fortuna non ha provocato danno. Di cose ne potrei scrivere ancora ma per stavolta mi fermo quà.
Grazie ad Alessandro per l’invito e W la Guderzo, che ha corso sempre nascosta nel guppo, almeno nella gara dei Record.

martedì 21 luglio 2009

Giro-Donne 2009; conclusioni.


Noemi Cantele (GS Bigla Cycling Team); una delle poche note di rilievo del giro-Donne, per quel che riguarda casa Italia. Da oggi il pensiero è per Mendrisio 2009.

PASSATO IL GIRO-DONNE, SI CHIUDE IL PERIODO CLOU PER LA STAGIONE ITALIANA. FORSE DANDO IL VIA AL PASSAGGIO DI CONSEGNE TRA ALCUNE CAMPIONESSE DI IERI E TALENTI DI OGGI.
ARRIVEDERCI ALL’ANNO PROSSIMO, SPERANDO (TANTO PER CAMBIARE), IN QUALCOSINA DI MEGLIO PER IL DISCORSO ORGANIZZAZIONE.

“Grazie a tutte e arrivederci.” Chissà se patron Giuseppe Rivolta ha salutato così le ragazze che iniziavano a caricare le loro bici nelle ammiraglie, ma stavolta con destinazione casa propria. Il Giro 2009 ha forse dato il via al naturale cambio generazionale per alcune cicliste, che da anni erano le protagoniste del gruppo.
Fabiana Luperini ha, questa volta quasi sicuramente, corso il suo ultimo Giro. Anche Diana Ziliute saluta le colleghe del gruppo del Giro, ma almeno lei rimane attivamente nell’ambiente. Edita Pucinskaite facilmente resterà ancora, ma il suo periodo migliore forse è vissuto fino alla passata stagione. Stessa cosa dovrebbe essere per la tedesca Judith Arndt, che al Giro è stata vittima di una caduta che le ha portato via il podio finale. Ora i nomi che si prestano a rappresentare il ciclismo in rosa sono quelli delle due regine assolute del movimento; la britannica (Gallese) Nicole Cooke e l’olandese Marianne Vos. Entrambe però nemmeno hanno corso il Giro, ed è stato un gran peccato.
Dalla corsa di casa nostra è maturata la stella di Claudia Hausler che dal bianco del 2008 e arrivata al rosa di questa edizione. Per come ha vinto il Giro, o questo per la tedesca è stato un anno di grazia, oppure saranno mazzate anche i prossimi anni. Dal Giro esce bene anche Emma Pooley che, nonostante un tribolar continuo in discesa, ha tenuto la maglia di leader per 3 giorni. Sempre dal Regno Unito arriva il nome della maglia bianca 2009, con Elizabeth Armistead del GS Lotto Ladies Team.
Tra “…color che son sospese…” (Roata docet) la svizzera Nicole Brandli sarà quella che più resisterà all’ondata giovane. Anche perché la Brandli vinceva il Giro quando la Hausler o la Vos forse iniziavano a correre. Però non riesce più ad avere lo spunto di alcuni anni addietro. Sarà mica che vincendo da giovane i Giri, ha già dato tutto?
CASA ITALIA; con la Luperini che stavolta dovrebbe essere veramente all’ultimo anno – domanda; e se corre e vince il Mondiale di Mendrisio? – l’Italia ha un solo nome che parrebbe ideal cornice per un tentativo di vittoria in una gara a tappe. Non posso portare giusto esempio di imparzialità, conoscendo la mia partigianeria, scrivendo il nome di Tatiana Guderzo. Ma guardando le classifiche delle ultime 3 stagioni è stata, nel complesso, l’italiana migliore tra le giovani. Dispiace che quest’anno non abbia continuato la crescita degli ultimi 2 anni. Per il resto, Giorgia Bronzini si conferma la migliore delle velociste italiane, (con la Toitemberg ancora regina in generale) e altre per ora non ne arrivano, anche se mi aspetto una Elena Frisoni che dovrebbe tirare anche lei delle belle sventole arrivando dalla pista, dove va forte.
Sembra che Noemi Cantele inizi finalmente a vincere, dopo che da 2 stagioni riceve tante attenzioni dai critici (pure da Cassani. Porterà mica sfiga?) ma le scappavano sempre i momenti buoni negli appuntamenti importanti. Al giro ha vinto una gran bella tappa, e con la maglia tricolore a crono forse si è sbloccata definitivamente. Aspettiamo il ritorno in gruppo dell’ex iridata Bastianelli, anche se dopo questi anni non sapremo con che spirito la laziale tornerà in corsa. Di certo è molto giovane e passare dagli altari alla polvere in meno di un’anno, a quell’età può farti perdere volontà nel faticare. Speriamo sia il contrario.
L’ITALIA DI QUESTO GIRO; io ho avuto l’impressione che se di gente l’anno scorso se ne vedeva pochina, stavolta anche meno. Non saprei dirvi se il ciclismo femminile – come quello maschile – vive la sua maggiore popolarità nelle ‘solite’ 4 regioni-regine; Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Veneto. Di certo un’edizione che correva la maggior parte dei suoi chilometri al sud Italia, forse non era lo scenario ideale per attirare pubblico. E attirare pubblico è l’unico modo per attirare sponsor e soldi per promuovere l’attività. Anche come mi raccontava Alessandro da una delle sue trasferte ciclistiche per seguire le corse, già dalle persone che compongono la carovana non traspare una grande… energia, per provare a fare mezzo passo in più.
Altra cosa fastidiosa, strade vuote a un chilometro dalla fine, anche se quest’ultimo passava nei centri abitati (vedi ultima tappa), lavori in corso mal segnalati in discesa – anzi, forse nemmeno quello – nella tappa numero 8 (S.Marco dei Cavoti – Pesco Sannita), strade che avevano pezze d’asfalto risistemate alla; “Prega-Dio-che-non-s’ammazzino-lo-stesso!” anche se quest’anno non si sono visti cartelli appesi con il fil di ferro sui rami degli alberi. Ma pensa…
Si conclude quindi l’avventura 2009 delle ragazze che inseguivano la mitica maglietta rosa. Sperando che il prossimo anno possano pedalare anche da queste parti – mi pare che non toccano il bellunese dal 2001, ma non vorrei sbagliarmi – un ringraziamento a tutti voi che avete seguito le notizie sulle ‘girine’ nell’avvicinamento alla corsa, e nel suo atto conclusivo. Sperando che qualche nuova appassionata si sia ogni stato fermata a leggere qualcosa su questo sito, un saluto a tutti e a tutte, forza Tatiana e arrivederci al prossimo post.

PS; Ale è tornato con un sito rinnovato (link nella consueta lista in alto a destra). Non avete più scuse! L’altra metà del sellino è pronta! E voi siete pronti per www.ciclismo-femminile.blogspot.com/?

(sta frase sembra una reclame di MTV… avrò mica esagerato?
Ma chi se ne frega!....)

venerdì 5 giugno 2009

Pagelliamo




PAGELLINE DEL GIRO 2009. UN PO’ DIVERSE DAL SOLITO, PER DIRE 2 PAROLE SU MOMENTI O PERSONAGGI CHE RENDONO (QUASI) SEMPRE BELLA LA CAROVANA ROSA.

VOTO 10 all’Italia del Giro;
tanta gente ogni giorno, ed in migliaia anche su salite brevi. Lo spettacolo più bello, vario, colorato, emozionante, che ti lascia dentro ricordi che non hanno bisogno di fotografie per farteli tornare in mente.

VOTO 9 a Mario Beccia e al libro ufficiale della Gazzetta sul Giro;
nel Giro dei 100 anni non potevano mancare persone o cose che solo in una manifestazione di popolo come la corsa rosa, tornano come un patrimonio di tutti. Grazie perciò a Mario Beccia che anche in questa edizione ci ha regalato l’immagine del suo parrucchino che almeno quest’anno – rispetto al 2008 – non era messo mezzo di traverso come l’anno passato. Voto 9 anche al suo coraggio per andarsene in giro con quella… roba sulla testa.
Stesso voto per il libro sui 100 anni del Giro; bello. Tante foto inedite uscite dall’archivio Gazzetta: Vale i soldi che chiedono e forse di più.

VOTO 8 alla sigla RAI e ad Ilaria Pranzini;
finalmente una sigla TV all’altezza dell’evento. Riguardo alla tifosa numero 1 in Italia di Baby Sleck, è stata presente a Venezia, Firenze, Milano e forse Roma. Serve dire altro?

VOTO 7 ad Alessandra De Stefano;
alta poco più di una bicicletta, alle partenze e agli arrivi corre come una pazza a destra e a manca. Perché? Perché Andrea Fusco, dal palco del Processo a fine tappa, vuole intervistare 5 ciclisti al colpo. Lei ti fa le interviste in inglese, in spagnolo ed in francese; Wonder Woman.

VOTO 6 al percorso;
il Giro dei 100 anni non sarà ricordato molto per le difficoltà del percorso. Tanti chilometri in discesa, e solo 2 tappe che facevano tremare le gambe ai protagonisti. Le Dolomiti dopo 4 giorni sono come il tiramisù per antipasto.

VOTO 5 alla carovana pubblicitaria;
non so se quella che ho visto a S.Martino di Castrozza era la carovana al completo, ma – senza fare paragoni con la cosa enorme del Tour – era poca roba. Era il giro dei 100 anni o no?

VOTO 4 a Marino Bartoletti;
le brevi poesie in rima preparate per la trasmissione Si Gira, meriterebbero una valutazione vicina a quella appena sotto. Forse non siamo a quei livelli, ma siamo sulla buona strada.

VOTO 3 ai controlli anti-doping;
anche quest’anno è continuata la vergognosa rinuncia a non fare i controlli anti-doping a Luigi Sgarbozza. Capiamo tutti che i risultati degli esami darebbero responsi terrificanti sulle sostanze usate dall’ex ciclista, sentendo certi suoi interventi al Processo alla Tappa. Ma questo doping, usato probabilmente a dosi da cavallo, deve essere fermato.

VOTO 2 ai ciclisti nella tappa di Milano;
una presa per il naso a migliaia di persone che avevano fatto ore di traffico per vedere una corsa di… 30 chilometri? E lasciamo perdere Armstong, che se gli altri non hanno palle per dirgli di no peggio per loro. Cosa sono, signorine?

VOTO 1 agli appassionati esagerati;
l’acqua non si getta in faccia ai ciclisti. Si corre a un metro da loro, e gli si porge una bottiglietta d’acqua. Se l’atleta ha sete, allungherà una mano e se la prenderà da solo. E sempre i ciclisti non si affiancano a 40 cm. gridandogli nelle orecchie come dei deficienti.

VOTO 0 al pubblico della tribuna sul Blockhaus;
Garzelli fischiato durante la vestizione della maglia verde, e poi preso a male parole mentre scendeva verso il suo pullman. Non scrivo altro.

martedì 12 maggio 2009

Ahi, Cunego; documento esclusivo!



ECCO IL MOMENTO DECISIVO (MA IN NEGATIVO) PER DAMIANO CUNEGO A S. MARTINO DI CASTROZZA. LUI E DANILO DI LUCA - UN METRO DAVANTI AL VERONESE - SCATTANO INSIEME, IL VERONESE PERO' METTE PIEDE A TERRA PER LO SGANCIAMENTO IMPROVVISO DEL PEDALE. SIAMO A 550 METRI DALL'ARRIVO DELLA 4^ TAPPA. SE C'ERANO POSSIBILITA' DI VITTORIA, LI' SI SONO ARENATE.

domenica 3 maggio 2009

L'Italia del Giro (parte1).



IN ATTESA DELLA GRANDE AVVENTURA ROSA, ECCO IL CICLISMO DELL’ALTRA META’ DEL SELLINO. MA CHI NE SCRIVE? ZOMEGNAN? TOPO GIGIO? SERGIO NERI? BEPPE CONTI? LORENZO ROATA? MAGARI EDITA PUCINSKAITE? NOSSIGNORI!

Articolo speciale di Ilaria Pranzini.

“Difficile dire com’è cominciata! Sono sempre andata in bicicletta con passione e ho sempre seguito le corse con passione – tranne un 'buco' di una decina di anni in cui... non mi piaceva più. La mia è una famiglia di ciclisti urbani, mio padre e mio marito sono sempre andati a lavorare in bicicletta (e non sto parlando di distanze sui 2 km), io mi muovo fondamentalmente così, anche perché fino a ieri non avevo l'automobile e non sono così pazza da usarla in città.
Ci sono tre momenti che voglio ricordare, anche per non farla troppo lunga: 1987, Stephen Roche, Giro e Tour; 2002, la prima Critical Mass a Firenze; 2008, Emanuele Sella al Giro e Andy Schleck al Tour.
Nel 1986 avevo 12 anni e come sempre seguivo il Giro in tv distrattamente, perché lo guardavano i miei. Quell'anno però c'era Stephen Roche: amore a prima vista! Cominciai a divorare (e ritagliare) tutti gli articoli che trovavo. E ce li ho ancora! Mi colpivano l'umiltà e la tenacia del campione irlandese e, se ricordo bene, un'accesa rivalità con qualcun’altro (rimosso!). [Roberto Visentini? N.d.Manuel.]
Mi piaceva ricamarci su, inventare storie epiche ed avventurose con lo sfondo eccitante del Tour. In quella primavera-estate, come ogni brava bambina un po' maschiaccio, mi divertivo a correre anch'io in bicicletta, facendo finta di essere il mio campione (o la sua innamorata, a seconda del momento).
Poi, 'buco': il ciclismo anni '90 non mi piaceva più. Facile dire a posteriori che era per il doping. Non so. Forse ero io che avevo trasferito le mie fantasie in altri campi. Però sinceramente le belle storie semplici e umane della mia infanzia non le ritrovavo più. I campioni di allora, puliti o meno, mi sembravano un po' tutti sopra le righe. Continuavo non di meno a pedalare in proprio, ma con mezzi sempre più scarsi.... fino ad una misera Graziella usata sottratta alla mia mamma. Il fidanzato (poi marito), che si faceva il San Baronto giornalmente andando a lavorare, mosso a pietà mi iniziò alla MBK. Mi ricordò delle gran sudate e qualche magra consolazione: da quelle parti si allenavano (e si allenano ancora) fior di ciclisti, che nel tempo di una mia girata mi passavano e ripassavano quattro o cinque volte.
2002 neo-mamma, sindacalista di base impegnata a tempo pieno nel movimento no-global (diciamo così per brevità) riconquistavo con entusiasmo le strade della mia trafficatissima città pedalando nelle schiere rissose della prima Critical Mass. Un'esperienza fondamentale! Finalmente non avevo più paura del traffico e mi godevo la bici anche in città, sperimentando liberamente, acquistando sicurezza in me e nel mio mezzo. La bicicletta può cambiare il mondo: vedi il post con cui ho aperto il mio blog Da Marx a Merckx [eh, eh!]. (Dio mio…. N.d.Manuel)
2008 mentre sudavo sui libri per l'esame di stato, ormai quasi professoressa, mio figlio si esaltava per il Giro d'Italia... e mi contagiava clamorosamente. Un'occhiata oggi, una domani, alla fine non studiavo più un tubo ed ero incollata al televisore a tifare per Emanuele Sella: amore a prima vista! Difficile spiegare cosa ho provato e perché ho deciso su due piedi di comprarmi finalmente la bici da corsa. E' stato come riaprire gli occhi sul mondo, vedere la bellezza, la varietà dei paesaggi, la passione della gente, sentire di nuovo la gioia della sfida con se stessi, col vento contrario, con la salita, (col traffico). In quell'estate caldissima mi sono rimessa a pedalare e ho provato la sensazione incredibile di leggerezza che dà la bici da corsa: mi sembrava di volare!
Tour de France: mentre sfrecciavo sul lungomare versiliese e mi arrampicavo penosamente sulle pendici delle Apuane, e tornata a casa divoravo Cycling Pro e BiciSport, in tv c'era il Tour e io non me ne perdevo neanche un secondo. Il mio Lele (Sella) si era appena sposato con la mitica Lara e di lì a poco sarebbe stato scoperto con le mani nella marmellata: mazzata durissima per me! Ma come?! In compenso... c'era Andy Schleck! Ma questa è storia d'oggi, basta dare un'occhiata a www.allezandy.com Dirò soltanto che Andy, come Sella (prima) e come Roche (sempre) è uno di quei ragazzi semplici dal sorriso luminoso che piacciono a me.
Per concludere: il ciclismo visto da una donna forse è meno aspetti tecnici, risultati e tabelle e più fascinazione per storie di vita, sfide, belle foto di bei ragazzi (perché no?) e fedeltà ai propri campioni nella buona e nella cattiva sorte. Il ciclismo praticato da una donna forse non è tanto diverso da quello praticato da un uomo: bisogna amare la fatica e la libertà. Forse noi abbiamo meno spirito agonistico, ma ci sono tante cicliste che mi smentiscono coi fatti. A me personalmente interessa gareggiare in primo luogo con me stessa e recuperare il tempo perduto col sedere attaccato alla sedia e lo sguardo basso sui libri.”


Grazie a Ilaria per aver accettato la mia richiesta. Preoccupata per il fatto che aveva scritto un pezzo bello lungo, le ho risposto che non ne avesse pensiero.
Il Giro è in partenza. Nei giorni di corsa non farò dei post al riguardo, se non pochi. Questo perché gli spunti che una corsa come il Giro dà, sarebbero talmente tanti che ogni giorno dovrei essere nel web. Grazie a tutti e tutte voi per aver reso bella l'attesa partenza della corsa rosa. Ricordo poi che - parlando di corsa rosa - se questo non è soltanto l’anno dei 100 anni del Giro, ma anche l’anno del 20° Giro-Donne. Ma c’è ancora un po’ di tempo…

venerdì 1 maggio 2009

Maggio; l'editoriale.


Luigi Ganna; il primo..... dei primi!

LA POESIA DI VENEZIA, LA LEGGENDA DELLE DOLOMITI, LE TAPPE SUGLI APPENNINI DELL’ITALIA FERITA A MORTE, E POI L’ARRIVO NELLA CITTA’ ETERNA. RIEMPIAMO LE BORRACCE CON LA NOSTRA PASSIONE E FACCIAMONE POESIA. TOCCA AI CAMPIONI E ANCHE A NOI. 3.395 CHILOMETRI E UN SECOLO D’ITALIA.
ECCO IL GIRO DEI 100 ANNI.

1° MAGGIO; MANCANO 192 ORE ALL’INIZIO DEL GIRO D’ITALIA.

Praticamente 300 croci; l’Italia del Giro 2009 inizia da qui. Tanti decenni fa, quando la guerra sbriciolò la nostra penisola, il ciclismo era in bianco e nero. Chi aveva qualche centesimo (di lira) in tasca, poteva acquistare il settimanale La Domenica del Corriere, dove i volti dei campioni dello sport erano disegnati da maestri della matita. La gente si riuniva sulle strade, bianche e polverose, per regalarsi un momento di gioia. Non erano automobilisti in coda, ma contadini che lasciavano il campo di grano o di patate per un paio d’ore. Ecco ad un tratto il passare dei campioni che molti conoscevano per sentito dire. Era il Giro dei racconti di chi, fortunato, aveva assistito al passaggio della corsa. Era il Giro delle radiocronache che ci raccontavano di; “…un uomo solo al comando. La sua maglia è bianco-celeste… il suo nome è Fausto Coppi!”, che tanto hanno fatto scrivere. Era il Giro dei ciclisti che nelle tasche avevano il panino con il pezzo di formaggio, dell’acqua che arrivava dalla fontana, delle banane quasi rubate da un carretto, con la promessa – mai mantenuta – che sarebbero state pagate.
L’Italia di oggi è lontana da quegli stenti, miserie, patimenti. Ma saranno tappe velate di dolore quelle che arriveranno vicine alle terre d’Abruzzo colpite dal terremoto, in una Pasqua passata da un pezzo che mai è stata così triste da tanti anni. Forse saranno benedette come non mai, le 3 settimane che da qui a pochi giorni racconteranno l’Italia della passione e della fatica. Far dimenticare per 2 ore al giorno quello che una notte della Settimana Santa ha portato.
Ma quando parte un giro d’Italia è anche il nostro momento. E si, perché siamo noi lo spettacolo vero, genuino e vario di quello che ormai non è più una manifestazione sportiva. Ormai è tempo di parlare del Giro come di una pagina che abbraccia anche la nostra cultura. Ed è tempo di rivedere il ragazzino che, saltata la scuola grazie alla passione di papà, adesso saluta felice la strombazzante carovana colorata, com’anche di tornare a bere un bicchier di vino con chi magari nemmeno conosci e rivedrai mai, o magari di fare la foto ricordo davanti ad un tavolo imbandito, perché il pranzo è fatto sul prato di una montagna a quasi duemila metri dove passano centinaia di appassionati ciclisti in 6 o 7 ore di attesa. L’Italia del Giro mette il vestito a festa, e non serve che siano le campane della chiesa al mattino, a dirci che è veramente un giorno di festa. È tempo di Giro d’Italia e per 3 settimane ogni giorno è domenica, come disse Indro Montanelli.
Ci sono i campioni, le salite, le volate, gli scatti, le ammiraglie, le gambe che fan male dei ciclisti, le gambe da guardare delle miss, la maglia rosa, le montagne, Stanlio & Ollio in cabina di commento e spero rivedremo il parrucchino di Mario Beccia. E ritroveremo anche i racconti di chi, più avanti con gli anni, ci racconterà di quella volta in cui Saronni…, di quando Fignon…, di quella volta che Pantani…, di quando Bugno, Indurain, Simoni, Cipollini e tanti altri. Lasciatemi dire che la scelta di saltare quasi tutte le Dolomiti è stata casualmente azzeccata. Con il tempo che abbiamo avuto ad Aprile, sarebbe stato necessario far anticipare la carovana della corsa non dalla carovana pubblicitaria, ma dai mezzi spargisale dell’ANAS.
Quattro generazioni di sogni. È il Giro d’Italia dei 100 anni e manchiamo solo noi. Che aspettiamo gente? È un po’ la festa di noi appassionati (e appassionate). Gonfiamo le nostre ruote, perché finalmente si parte.

AGGIUNTA; ho volutamente tagliato una parte che era riferita ai protagonisti attesi al Giro. Ho sempre pensato che una qualunque persona adulta abbia una possibilità bellissima ed importante; rinunciare all’egoismo e saper essere un’esempio per chi è più giovane. Quando trovo l’amico Shaka che mi lascia un suo commento – giustamente molto amareggiato – sulla vicenda Rebellin, vedo tra quelle poche righe un’altra occasione che il ciclismo ha buttata nel cesso. Usiamo allora la rabbia che sentiamo per diffondere l’idea più bella del ciclismo che piace a noi.
Si ricordino tutti quei ciclisti che seguiamo tra giornali, TV o sui cigli delle strade, che tradendoci con la falsità quelle le stesse strade inizieranno a svuotarsi, e che saranno stati loro stessi gli artefici dell’uccisione della loro stessa passione. Se è questo che vogliono facciano pure, ma sappiano che il male che fanno a noi appassionati veri, senza troppi “prima o poi” lo riceveranno indietro, trovandosi a pedalare senza incitamenti attorno a loro. A Shaka mi vien da dire; “Portiamolo noi l’esempio e non svuotiamo le nostre borracce.”
Altra cosa; da fonte certa avevo saputo da settimane della positività accertata della Cucinotta. Ora questa notizia arriva sui giornali (Gazzettino), proprio nel momento dedicato alla rogna di Rebellin. Cos’è, che adesso escono uno dietro all’altro?
Se vi interessa, consiglio di prendere in edicola (con la Gazzetta a 16 euro) il libro ufficiale del Giro del Centenario; è abbastanza caro, ma trovano posto foto molto belle e rare dei più amati campioni dall’archivio Gazzetta, con articoli che raccontano tantissimi momenti storici ed epici. Oppure lo trovate in libreria. È fatto proprio bene e racconta 100 anni d’Italia. Scusate la lunghezza ma questo mese è andata così.
Con un bacio all’Abruzzo.

martedì 10 marzo 2009

20 ANNI DI GIRO...ROSA!!

CANINS, BONANOMI, MARSAL, LENKA, FANINI, LUPERINI, SOMARRIBA, BRANDLI, BOUBNENKOVA, COOKE, PUCINSKAITE. NON E’ UNA SQUADRA DI CALCIO FEMMINILE, MA NEL LORO PICCOLO SONO 11 REGINE. REGINE DI COSA?
COME PROMESSO QUALCHE TEMPO FA, ECCO UN POST TUTTO PARTICOLARE. IL GIRO-DONNE RAGGIUNGE LE 20 EDIZIONI (MA QUALCUNO SE N’E’ ACCORTO?).
AUGURI!!!

La storia del Giro d’Italia femminile iniziò alla fine degli anni ’80, quando un nome mitico del nostro sport – Maria Canins – venne scritto in cima alla classifica finale del 1° Giro d’Italia Femminile. Era il 1988, e la Canins vinse il Giro femminile a 39 anni. La Germania era divisa in due. Non esistevano atlete ucraine, russe, kazake o chissà da dove, ma si parlava di URSS. Il grande Enzo Ferrari sarebbe morto di lì a poco, Derrick risolveva delitti ogni giorno all’ora di cena, l’Olanda vinceva i Campionati Europei di Calcio, e un ragazzo mai sentito prima di nome Andrew Hampsten era arrivato dagli Stati Uniti per diventare il 1° statunitense a vincere il Giro d’Italia.
In Italia erano gli anni dei paninari, dei Ciao elaborati con la sella lunga, delle leggendarie Ragazze Cin-Cin (…”diventeremo amici”…”assaggia e poi mi dici”…), Mino Reitano cantava “Italia” e Paolo Valenti ci raccontava la domenica di campionato.
In questa Italia, iniziò la storia del Giro d’Italia Femminile. I primi anni era una manifestazione considerata quasi di cornice. Il ciclismo era una lista che parlava di Argentin, Saronni, Lemond, Fignon, Roche, Kelly, Fondriest. Il Giro-Donne sembrava puro intrattenimento più che un’evento sportivo.





Maria Canins. La prima regina del Giro-Donne. Era il 1988.

Con l’inizio del decennio successivo, la gara a tappe femminile sembrava destinata a confermare questa impressione. Le edizioni del 1992 e 1993 non vennero infatti nemmeno disputate, e la competizione in rosa assomigliava a una parentesi arrivata e passata in poco tempo.
Arrivammo alla prima metà degli anni ’90; l’austriaco Roland Ratzenberger e il brasiliano Ayrton Senna morivano al GP di San Marino di Formula 1 dopo due schianti terrificanti. La stella del vicentino Roberto Baggio illuminava Torino e l’Italia calcistica. Un giovane ciclista romagnolo di nome Pantani esaltava le strade del Giro d’Italia e Craxi era scappato da poco dall’Italia.
Con la ripresa del Giro-Donne, a metà degli anni ’90 arrivò un’atleta destinata a diventare la numero 1 per il ciclismo di casa nostra. Nata a Pontedera, in provincia di Pisa, il 14 Gennaio del 1974, Fabiana Luperini ha vinto (fin’ora) 6 Giri del Trentino, 4 titoli italiani su strada, 3 Tour de France per citare le gare più note al pubblico. Ma parlando di Giro-Donne, la campionessa toscana ha messo il suo nome in cima alla classifica finale 5 volte. Il suo dominio inizia nel 1995 per proseguire negli anni ’96, ’97, ’98 e poi ecco che nel 2008 arriva il suo 5° sigillo a 10 anni di distanza. Altre cicliste hanno fatto in tempo ad arrivare, diventare campionesse, ritirarsi, e la Luperini è ancora vincente.





Fabiana Luperini: 5 Giri d’Italia (con 3 Tour de France e una Vuelta). Il mito del ciclismo femminile italiano.

Si arriva alla fine degli anni ’90. Nel ciclismo maschile sono anni tremendi. Il doping è passato quasi ovunque, e l’immagine del movimento maschile è inquinata come mai prima. Dall’altra parte, ormai il Giro-Donne si afferma tra le gare di punta del calendario internazionale. Le atlete più forti al mondo incrociano le loro spade sulle terre dello stivale, e nei primi anni del nuovo millennio è il nome di Edita Pucinskaite a farsi largo a livello internazionale. Ma nella prima metà di questo decennio, arriva dalla Svizzera – terra di orologi, banche, cioccolato e aria buona – un’atleta che, con 3 vittorie (2001 – 2003 – 2005), merita menzione in seno alla gara italiana.
Nicole Brandli è nata il 18 Giugno 1979 e all’età di 21 anni vince il Giro-Donne. Si ripeterà altre 2 volte nel giro di pochi anni. La continuità da lei dimostrata nelle stagioni successive (2° posto nel 2006 e 2° posto anche nel 2007), le fanno guadagnare la citazione come ultima grande protagonista di una corsa che in questo 2009 raggiunge il 20° anno di vita.





Nicole Brandli: bella, bionda e… vincente! (3 Giri d’Italia con 2 secondi posti).

Ed ecco l’anno del Giro-Donne numero 20; è il decennio in cui un ciclista americano vince 7 Tour de France uno dietro all’altro, il Papa è tedesco, e il mondo ha smesso di parlarsi di persona perché ora usa uno strumento inventato (a quanto sembra) dalle forze armate americane negli anni ’60, che tramite un semplice filo del telefono collega tutti a tutto il mondo.
Oggi il Giro d’Italia femminile arriva alla 20^ edizione. Rispetto al 1988 gode di maggior attenzione, ma che è sempre un decimo rispetto a quello che è il fenomeno del ciclismo maschile. Ne è prova l’edizione 2007, dove non si sapeva ancora – a pochi mesi dall’inizio – se la corsa ci sarebbe stata. In quell’occasione infatti le tappe furono per buona parte delle frazioni in circuiti, vista la difficoltà di organizzare frazioni in linea senza qualche mese di anticipo. La corsa si svolse, ma fu nel 2008 che la manifestazione tornò ad essere più itinerante, come una gara a tappe dev’essere.
Ci sono persone che seguono le ruote rosa, ne parlano, magari ne scrivono da qualche parte. Ma esiste ancora una mentalità scema in cui la fatica delle donne non riceve l’attenzione che meriterebbe. Dalla Canins alla Luperini tanti sforzi sono stati fatti per aumentarne la visibilità, ma i risultati sono stati modesti. Se provate a raggiungere le mitiche pagine di Wikipedia dentro il Web, troverete poche righe nei confronti del Giro-Donne.
E sia. Teniamoci strette queste poche cose, con la speranza che la voglia di fare ogni anno qualcosa – anche soltanto poco di più, ma bene – sia sempre presente.
Intanto, caro Giro-Donne buon compleanno per queste 20 candeline. E che il vento della passione soffi forte su di loro!




Fiuuu!... che lavoraccio. Vabbé, ora preparatevi ad un post dedicato al doping per sapere la vostra su alcune cose. W il ciclismo donne, buon lavoro ad Ale che ha dato il via al nuovo sito, e via così.

giovedì 5 marzo 2009

Dilettante, ma quanto mi costi?


RIPORTO DA BICISPORT DI FEBBRAIO 2 TABELLE. SONO I COSTI DI UN GS UNDER 23 (DILETTANTI), PER UNA STAGIONE. IN QUESTO CASO SI TRATTA DI UN GS DI VERTICE. PER QUESTIONI DI SPAZIO NON RIPORTO TUTTE LE VOCI.

Totale spese: 460.500 euro. Dentro questa cifra ci sono alcune voci che dicono;

Medico 10.000
Esami atleti 5.000
Foto 5.000
Noleggio auto (2 ammiraglie) 15.000
Officina meccanica 6.000
Gasolio 20.000
Spesa alimentari 10.000
Telefono 5.000
Ritiri atleti 20.000
Alberghi/trasferimenti 7.000
Stipendi atleti (24) 135.000
Stipendi personale 118.000

ORA LE SPESE RICHIESTE DA GIORNALI O EMITTENTI TV, PER FAR APPARIRE ATLETI O SPONSOR DELLE SQUADRE. SEMPRE DA BS DI FEBBRAIO.

Anche qui riporto solo alcune voci.

Presentazione squadra con pranzo 15.000
Foto ufficiale GS 3.000
Servizio foto, 10 pagine, più invio foto su Mondo del Ciclismo, copertura foto per 12 mesi, servizi TV 15.000
Presenza su TV locale 2.500
Addetto stampa 12 mesi 10.000 (circa)

Non mi dispiacerebbe se Ale, che correva – mi corregga se sbaglio – da dilettante prima di metter su un blog sul ciclismo donne e girasse lo stivale in Cagiva, mi lasciasse una sua opinione/impressione su queste cifre “dilettantistiche”.
Ale, qual’era lo “spiegamento di forze” che faceva parte del tuo ambiente quando correvi? Com’era il tuo ciclismo da dilettante?

Nel prossimo post, doping e... le vostre opinioni su alcune cosette al riguardo.

lunedì 9 febbraio 2009

Lettera ad un'appassionata di ciclismo...



NB; le righe qua sotto sono indirizzate alle appassionate di ciclismo. È una lettera che spero sia uno sprone in senso positivo, per le appassionate che ancora non seguono il ciclismo femminile, o non lo considerano bello per quanto sa invece essere. Se ci sono cicliste che leggeranno e si sentiranno messe sotto accusa in modo un po’ ingiusto, sappiano che queste righe non sono dirette a loro, ma ad altre appassionate più distratte.
Manuel.

TU! PROPRIO TU, APPASSIONATA DI CICLISMO. LO SAI CHE IL CICLISMO NON E’ SOLTANTO VALVERDE, BASSO, REBELLIN, BOONEN O PETACCHI? ALLORA, FORZA!
IL CICLISMO FEMMINILE ASPETTA ANCHE TE A BORDO STRADA!!

“Cara appassionata di ciclismo…
Tu che magari pedali perché hai la tua passione per la bicicletta, e sai tutto di Cunego, Boonen, Sgarbozza, Bennati, e altri idoli del ciclismo mondiale, perché ogni tanto non segui con attenzione anche il ciclismo dell’altra metà del sellino? La Tua metà.
Lo sai che le Tue colleghe cicliste, come noi colleghi maschietti, faticano con passione, sacrificio, impegno, nonostante le loro vicende sportive siano seguite nemmeno la metà? Hai mai avuto la possibilità di assistere ad una gara femminile? Perché non provi a farlo lungo una salita impegnativa, dove potrai apprezzare – se un’appassionata lo sei veramente – tante cose che pensi di vedere solo tra gli uomini? Cosa credi, cara ciclista, che siano soltanto i Simoni o i Basso a sbuffare di fatica lungo una salita dura? Invece non è così. Vedere una ciclista che si stacca dalle più brave, perché non è forte come le altre, e osservarla mentre a testa bassa cerca di fare un’altro giro di pedale, poi un’altro, e un’altro ancora. Poi eccola che si alza sui pedali per cercare di rilanciare la bici, ma subito dopo torna a sedersi perché la fatica fa bruciar le gambe. Gli allenamenti sotto la pioggia di Febbraio o Marzo (e quella si che è fredda!), pensi che siano cose che fanno solo Pozzato, Armstrong. La fatica è anche donna.
Cara appassionata, tu che per un autografo allunghi penna e notes, o anche il berrettino, a Pozzato, Petacchi, Cassani (le disperate sono ovunque!...capirei Roata…), hai mai potuto andare a vedere una gara femminile? Magari al Giro d’Italia, la gara a tappe forse più importante al mondo nelle gare femminili. Dove puoi avvicinarti alle ragazze, camminare in mezzo a loro, magari parlarci senza 100 persone e 100 transenne a fare da muro tra te e la tua passione; la bicicletta. Chieder loro una fotografia e ricevere anche un bel sorriso quando le saluti, quasi fossero loro a ringraziarti per l’attenzione?
Lo sai che a queste ragazze farebbe tanto piacere vedere anche Te a batter loro le mani? Cosa aspetti, se del ciclismo hai veramente passione, ad apprezzare senza distinzione alcuna la Pucinskaite come di Luca, la Cooke come Bennati, la Bronzini come Sleck o chi vuoi Tu. Il ciclismo femminile può crescere ancora, ma per costruire una casa non bastano i mattoni (le cicliste) ma serve anche il cemento (la tua passione) per tenerli uniti l’uno all’altro.
Cara appassionata, lo sai che molti siti internet dove si scrive di ciclismo femminile, sono creati, gestiti e seguiti da ragazzi? Che il 99% delle persone che scrivono commenti su questi siti sono di ragazzi? Ma tu dove sei cara appassionata? Possibile che quando ti siedi davanti al PC, perdi minuti – forse ore – solo per Facebook e compagnia bella? Possibile che se parli di ciclismo lo fai solo per Cunego, Basso, Bulbarelli… Ma le tue colleghe di pedale? Possibile che Ballan, Cunego, Bennati abbiano tante tesserate nei loro Fans Club, a cui però se fai il nome della Cucinotta pensano all’attrice?
Lo sai che esiste un pazzo scatenato* che si alza all’alba per seguire le Tue colleghe cicliste, ha un sito dedicato a loro, prende treni diretti di qua e di là, dilapidando euro a manetta con treni che partono ma vai a sapere – visto come stiamo messi oggi – se arrivano? Mentre tu fai tanto la fighetta perché hai visto Cunego al Giro dopo che ti sei fatta 2 ore di macchina, e magari nemmeno sai che il Giro-Donne è passato a 20 minuti di strada da casa tua, lo sai che l’italiana Fabiana Luperini ha vinto, da sola, più corse a tappe di Simoni, Savoldelli, Basso e Cunego messi insieme?
Cara ciclista, segui, apprezza e fai crescere con la tua passione anche il ciclismo dell’altra metà del sellino. Un ciclismo che sa essere bello come quello di noi maschietti. Forse ti sembrerà esagerato, ma il ciclismo femminile ha bisogno anche di te.”

(*) non sono io