«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

domenica 3 maggio 2009

L'Italia del Giro (parte1).



IN ATTESA DELLA GRANDE AVVENTURA ROSA, ECCO IL CICLISMO DELL’ALTRA META’ DEL SELLINO. MA CHI NE SCRIVE? ZOMEGNAN? TOPO GIGIO? SERGIO NERI? BEPPE CONTI? LORENZO ROATA? MAGARI EDITA PUCINSKAITE? NOSSIGNORI!

Articolo speciale di Ilaria Pranzini.

“Difficile dire com’è cominciata! Sono sempre andata in bicicletta con passione e ho sempre seguito le corse con passione – tranne un 'buco' di una decina di anni in cui... non mi piaceva più. La mia è una famiglia di ciclisti urbani, mio padre e mio marito sono sempre andati a lavorare in bicicletta (e non sto parlando di distanze sui 2 km), io mi muovo fondamentalmente così, anche perché fino a ieri non avevo l'automobile e non sono così pazza da usarla in città.
Ci sono tre momenti che voglio ricordare, anche per non farla troppo lunga: 1987, Stephen Roche, Giro e Tour; 2002, la prima Critical Mass a Firenze; 2008, Emanuele Sella al Giro e Andy Schleck al Tour.
Nel 1986 avevo 12 anni e come sempre seguivo il Giro in tv distrattamente, perché lo guardavano i miei. Quell'anno però c'era Stephen Roche: amore a prima vista! Cominciai a divorare (e ritagliare) tutti gli articoli che trovavo. E ce li ho ancora! Mi colpivano l'umiltà e la tenacia del campione irlandese e, se ricordo bene, un'accesa rivalità con qualcun’altro (rimosso!). [Roberto Visentini? N.d.Manuel.]
Mi piaceva ricamarci su, inventare storie epiche ed avventurose con lo sfondo eccitante del Tour. In quella primavera-estate, come ogni brava bambina un po' maschiaccio, mi divertivo a correre anch'io in bicicletta, facendo finta di essere il mio campione (o la sua innamorata, a seconda del momento).
Poi, 'buco': il ciclismo anni '90 non mi piaceva più. Facile dire a posteriori che era per il doping. Non so. Forse ero io che avevo trasferito le mie fantasie in altri campi. Però sinceramente le belle storie semplici e umane della mia infanzia non le ritrovavo più. I campioni di allora, puliti o meno, mi sembravano un po' tutti sopra le righe. Continuavo non di meno a pedalare in proprio, ma con mezzi sempre più scarsi.... fino ad una misera Graziella usata sottratta alla mia mamma. Il fidanzato (poi marito), che si faceva il San Baronto giornalmente andando a lavorare, mosso a pietà mi iniziò alla MBK. Mi ricordò delle gran sudate e qualche magra consolazione: da quelle parti si allenavano (e si allenano ancora) fior di ciclisti, che nel tempo di una mia girata mi passavano e ripassavano quattro o cinque volte.
2002 neo-mamma, sindacalista di base impegnata a tempo pieno nel movimento no-global (diciamo così per brevità) riconquistavo con entusiasmo le strade della mia trafficatissima città pedalando nelle schiere rissose della prima Critical Mass. Un'esperienza fondamentale! Finalmente non avevo più paura del traffico e mi godevo la bici anche in città, sperimentando liberamente, acquistando sicurezza in me e nel mio mezzo. La bicicletta può cambiare il mondo: vedi il post con cui ho aperto il mio blog Da Marx a Merckx [eh, eh!]. (Dio mio…. N.d.Manuel)
2008 mentre sudavo sui libri per l'esame di stato, ormai quasi professoressa, mio figlio si esaltava per il Giro d'Italia... e mi contagiava clamorosamente. Un'occhiata oggi, una domani, alla fine non studiavo più un tubo ed ero incollata al televisore a tifare per Emanuele Sella: amore a prima vista! Difficile spiegare cosa ho provato e perché ho deciso su due piedi di comprarmi finalmente la bici da corsa. E' stato come riaprire gli occhi sul mondo, vedere la bellezza, la varietà dei paesaggi, la passione della gente, sentire di nuovo la gioia della sfida con se stessi, col vento contrario, con la salita, (col traffico). In quell'estate caldissima mi sono rimessa a pedalare e ho provato la sensazione incredibile di leggerezza che dà la bici da corsa: mi sembrava di volare!
Tour de France: mentre sfrecciavo sul lungomare versiliese e mi arrampicavo penosamente sulle pendici delle Apuane, e tornata a casa divoravo Cycling Pro e BiciSport, in tv c'era il Tour e io non me ne perdevo neanche un secondo. Il mio Lele (Sella) si era appena sposato con la mitica Lara e di lì a poco sarebbe stato scoperto con le mani nella marmellata: mazzata durissima per me! Ma come?! In compenso... c'era Andy Schleck! Ma questa è storia d'oggi, basta dare un'occhiata a www.allezandy.com Dirò soltanto che Andy, come Sella (prima) e come Roche (sempre) è uno di quei ragazzi semplici dal sorriso luminoso che piacciono a me.
Per concludere: il ciclismo visto da una donna forse è meno aspetti tecnici, risultati e tabelle e più fascinazione per storie di vita, sfide, belle foto di bei ragazzi (perché no?) e fedeltà ai propri campioni nella buona e nella cattiva sorte. Il ciclismo praticato da una donna forse non è tanto diverso da quello praticato da un uomo: bisogna amare la fatica e la libertà. Forse noi abbiamo meno spirito agonistico, ma ci sono tante cicliste che mi smentiscono coi fatti. A me personalmente interessa gareggiare in primo luogo con me stessa e recuperare il tempo perduto col sedere attaccato alla sedia e lo sguardo basso sui libri.”


Grazie a Ilaria per aver accettato la mia richiesta. Preoccupata per il fatto che aveva scritto un pezzo bello lungo, le ho risposto che non ne avesse pensiero.
Il Giro è in partenza. Nei giorni di corsa non farò dei post al riguardo, se non pochi. Questo perché gli spunti che una corsa come il Giro dà, sarebbero talmente tanti che ogni giorno dovrei essere nel web. Grazie a tutti e tutte voi per aver reso bella l'attesa partenza della corsa rosa. Ricordo poi che - parlando di corsa rosa - se questo non è soltanto l’anno dei 100 anni del Giro, ma anche l’anno del 20° Giro-Donne. Ma c’è ancora un po’ di tempo…

4 commenti:

Ale ha detto...

Giro-Donne un pò più "Giro", non é stato ancora presentato, cmq partenza dalla Toscana, si scende verso sud e si arriva a Grumo Nevano in Campania.Scelta discutibile, zero montagne e percorso che tocca regioni cui frega zero del ciclismo femminile (Toscana a parte). Impossibile seguirlo live, non ci resta che il web. Mah
PS Quel quarto d'ora striminzito che concedono a Roata e di riflesso a noi tifosi nemmeno lo calcolo.

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

Che palle!! Ma cosa vai verso il sud Italia, vabbè che ci sono gli Appennini.
Il Giro-Donne deve crescere, ma bisogna piantare i semi nelle regione più affezzionate alla bici. attecchita la piantina della passione in queste regioni, si fanno gli 'innesti' verso le altre terre sportive.

Ps; che razza di commento.... mi par di essere a Linea Verde...

Ale ha detto...

Manco fossimo (si vabbé...) la formula 1 che ha continuamente bisogno di "aprire" verso altri mercati. come sempre, non capisco ma mi adeguo !

Unknown ha detto...

Ciao a tutti!
Sempre per restare in tema di giro, guardate un po' questo video!
http://tinyurl.com/ciclista-mov

Si tratta di un fuori onda molto curioso per una Venezia davvero inedita!
Che si intenda una cosa simile per "Giro d'Italia"?