«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

martedì 28 giugno 2011

Pausa,...respiro,...GIRO!


“Oh, silente speranza. Tu che vivi nel sospirar della gloria, e che ode alcuna mai ti raggiunse…” (foto; Il Giornale di Vicenza).

DALLA CITTA’ DEI 7 RE, PASSANDO PER GLI APPENNINI, FINO ALLA TERRA DI GIULIETTA PER ARRIVARE ALLE PORTE DI TORINO.
E POI LA VAL DI DENTRO, LE TORRI DI FRAELE, IL SOLE DI LUGLIO, IL MORTIROLO, IL MURO DEL FERRO,…
930 MOTIVI PER GUARDARLO, 10 GIORNI PER VIVERLO.

“Ciao.
Io sono il Giro. Il Giro d’Italia.
Si, come quello che vive da più di cent’anni. Ma non sono lo stesso. Sono più giovane, sono un Giro diverso.
Non sono quell’evento di maggio che forse conosci in ogni sua piccola cosa, in ogni suo nome, in ogni sua strada. Io nasco nel sole dell’estate. Sono il vero Giro in rosa, che più rosa non potrebbe essere.
Ho anch’io le mie imprese, le mie fughe, le mie emozioni, le mie campionesse, i miei difetti, i miei pregi. Lo sai che quando iniziai a scendere in strada per riempirla dei miei colori, tanti mi guardavano come fossi soltanto una storiella carina da guardare e da raccontare? Eppure anche io ne regalavo di fatica, e v’erano fior di cicliste!
Allora qualcuno ha iniziato a fermarsi un po’ di più ad osservarmi, a conoscermi, a curiosare su di me. Scoprendo che la passione, la fatica, e a volte le lacrime per una vittoria o per una corsa andata male, le regalavo anch’io a chi mi guardava.
Anche in questa estate sono qui che aspetto la gente. Con il sole, con la pioggia, io passerò. E aspetto anche te.
Chi potrai vedere? Beh, ti porterò le cicliste migliori al mondo, le migliori scalatrici, le migliori velociste, le migliori squadre. Lo sai che sono la corsa più importante del calendario? Se i maschietti hanno il Tour, le cicliste hanno me.
E se ci sarai anche tu, allora si che potrò dire di essere stato un bel Giro.
Io ti aspetto. Che fai?”




sabato 4 giugno 2011

Pagelline rosa.



CHI PROMOSSI E CHI BOCCIATI? MOLTO PERSONALI NEI GIUDIZI, TORNANO LE SEMISERIE PAGELLE DEL GIRO.

Voto 14; Andrey Tchmill
Sabato 28: a domanda di suor Alessandra; “Allora, Pozzato rimane?” risposta; “Nel ciclismo sicuro!” Pozzato inizi a cercar squadra.

Voto 10; Alberto Contador, Dino Zandegù e striscione alla partenza da Torino.
Graziato dalla giustizia spagnola (giusto era dargli almeno 6 mesi), lo si aspettava al Giro per vederglielo vincere sulle montagne. Come sono iniziate le salite ha dato una spazzolata a tutti già sull’Etna, facendo capire cosa sia uno che vince tre Tour.
Il brano “El Contador” (di Zandegù – Zandegù) sarebbe da mandare in onda a nastro nelle radio. Magari nella zona di Madrid.
Striscione a Torino; “Alberto, domani grigliata. Porti tu la carne?”

Voto 9; Andrea De Luca
La scommessa di Bulbarelli forse è vinta. De Luca, collegato da Moto 1, riesce ad incrociare un racconto in diretta riguardante la 1^ guerra, con i piatti tipici del bergamasco e dintorni. Il maestro ha un buon allievo.

Voto 8; Stefano Garzelli e Silvio Martinello
Garzelli arriva vicino al tramonto della carriera – correrà fino al Giro 2012 – vincendo la sua seconda maglia verde. Bravo.
Martinello racconta in diretta ad una puntata del “Processo” le fasi più interessanti della tappa di giornata; “…ed ecco i protagonisti della fuga di oggi…” sbagliando vocale ed usando la “I” al posto della “U”.
Savoldelli direbbe; “A VOI!!”

Voto7; mercoledì 25 maggio. Partenza di tappa da Feltre
Una signora chiede a mio fratello; “Quegli altri li conosco… ma chi è quel vecchio?” Era Gigi Sgarbozza.

Voto 6; pubblico del Giro
Meriterebbe 10 per essere ancora lì nonostante le porcherie del doping, ma perde ben 4 punti perché ormai molti tifosi che affiancano i ciclisti sono più una preoccupazione che non un sostegno. Gente, meglio se ci diamo una calmata! Dal prossimo anno che si fa? Gli saltiamo addosso per fare cavalluccio?

Voto 5; percorso del Giro.
Caro Zomegnan, ci hai regalato il Giro più duro degli ultimi decenni, ma con tutte ‘ste montagne sembrava uno spot d’incoraggiamento all’uso del doping. Troppa roba!

Voto 4; Francesco Pancani
Si sente la mancanza dell’Auro nazionale. Barbetta fa sempre un’ottimo lavoro, ma i pochi riferimenti eno-gastronomici rendono le telecronache semplici racconti di quel che si vede. Il ciclismo è più di questo. Come Basso, lo aspettiamo al Tour, dove Auro apriva simpatiche parentesi dedicate ai vini e ai formaggi dei vari dipartimenti francesi (le nostre province).

Voto 3; sigla RAI per il Giro.
Lasciamo perdere va...

Voto 2; Denis Menchov e suor Alessandra
Sostenuto dalla Federica il russo non rispetta le attese. Non vorrei essere nei suoi panni se la ragazza lo incrocerà da qualche parte.
Il Processo alla Tappa è ormai luogo per domande senza domanda, dove chi risponde deve cercare di dire le cose appena dette dalla De Stefano, allungandole nel brodo, ma senza darlo a capire.
Esempio di domanda della De Stefano; “Beppe Conti, siamo a Torino. Diciamo ai più giovani che Torino fu la 1^ capitale d’Italia?” Risposta; “Effettivamente Torino fu proprio la 1^ capitale d’Italia.”
Ma si può mandare in onda una roba del genere?

Voto 1; Carlos Sastre e suor Alessandra (parte 2)
Fossi Mister Geox (o Diadora, che tanto è quello) lo licenzierei di botto. Insieme a Contador sarebbe stato il secondo spagnolo da lasciare a casa. Solo che almeno il primo ha dato spettacolo, Carlos ha fatto cabaret.
Mercoledì 25 maggio. Un’immensa, elegante, splendente ciclista italiana, di cui come sempre non ricordo il nome, è ospite del Processo alla Tappa. In quasi un’ora di trasmissione, avrà potuto parlare per circa 40 secondi. Poi lamentiamoci che del ciclismo femminile frega poco!

Voto 0; “Si Gira”, cioè BAR-Toletti
Come la stessa carovana del Giro (Dio mio quanta gente inutile che si tirano dietro!), un programma dove viene invitato l’amico dell’amico, a parlare di un’altro amico. E poi Bartoletti che parla del povero Weilandts ogni santo giorno per rinnovare la TV della lacrima, che piacerà a lui ma dopo una settimana inizia a stufare quando è fatta in questa maniera.

mercoledì 1 giugno 2011

Giugno; l'editoriale.



FORSE UNICA REALTA’ DAL VALORE VERAMENTE INCALCOLABILE PER IL MONDO DEL CICLISMO, GLI APPASSIONATI HANNO RIEMPITO ANCORA LE STRADE DEL GIRO.
QUALCOSA PERO’ HA STONATO; IL VERGOGNOSO PASTICCIO DEL CROSTIS, ED IL COMPORTAMENTO SEMPRE PIU’ INCOSCIENTE DI MOLTI APPASSIONATI ALLE CORSE.

1° GIUGNO; MANCANO 30 GIORNI AL VIA DEL 22° GIRO FEMMINILE.

Certamente l’aspettativa comune è leggere della corsa rosa appena finita. Due, tra tante altre, sono le cose emerse dalle tre settimane del Giro; la prima è che dopo la presa per il sedere verso il pubblico con il cambiamento del percorso nella tappa del Monte Crostis (e l’annullamento della scalata a quest’ultimo), si evince come tutto il “movimento ciclistico” sia sempre più un “baraccone ciclistico” senza capo ne coda. Il secondo guarda al comportamento sempre più preoccupante di noi appassionati quando siamo alle corse.
È certo che riguardo al Monte Crostis l’Unione Ciclistica Internazionale abbia aspettato troppo per dire; “Ragazzi, fermi tutti! Di lì non si passa!”. Si è detto che correre in quelle strade avrebbe costretto i ciclisti a rimanere per quasi 40 chilometri senza le rispettive ammiraglie al seguito. Per una tappa presentata nell’autunno dell’anno scorso, non è accettabile aspettare l’ultimo giorno per aprir bocca. Mesi di preparazione, settimane di lavori, con almeno la consolazione di pochi soldi spesi visto che le protezioni usate erano quelle prese in prestito dalle piste dello Zoncolan. Per il resto decine di volontari pagati con un panino e un bicchier di vino.
Alcuni Gruppi Sportivi hanno reputato pericolosa una strada, affidandosi a notizie di mesi prima, senza andare a vederla prima del Giro quando i lavori per la messa in sicurezza erano ultimati. La decisione dell’UCI è figlia della minaccia dei GS sulla necessità di tenerseli buoni, perché gli stessi GS minacciano – per questioni di guadagno – di costruirsi una specie di calendario alternativo in stile Formula 1. Il Presidente dell’FCI Renato Di Rocco è vice-presidente dell’UCI. Possibile non avesse saputo niente per tempo? Una presa in… Giro, e basta. Certamente nel futuro gli stessi organizzatori non si faranno sorprendere come in questa occasione, e chiederanno lumi all’UCI fin dall’inizio. Però nel vedere tutte queste manovre politico-sportive prendere corpo, si esalta il fatto che il ciclismo di oggi non si merita il pubblico che ancora gli è rimasto.
Proprio riguardo a noi appassionati, la situazione riguardante il comportamento alle corse sta diventando sempre più insopportabile. Che di corridori un po’ speciali a fianco dei ciclisti se ne siano visti di tutti i tipi, e solitamente molto spassosi, questa è cosa nota da qualche decennio. Ma ora si sta andando verso situazioni di pericolo, probabilmente sbronza-dipendenti, e che vogliono inventarsi di tutto per apparire in televisione per un momento. Durante il tappone dolomitico, poi nel salire lo Zoncolan, e ormai anche in tante altre salite, il pubblico si comporta ai limiti della sopportazione. Non è possibile vedere gente rimbambita dalle birre, o proprio cretina di suo, urlare come un’ossessa nelle orecchie dei ciclisti. Oppure gruppetti di 3 o 4 persone quasi circondare il ciclista in fuga dimenandosi e sbracciandosi come dei tarantolati. Durante un traguardo volante della corsa, eravamo a circa metà Giro, un ragazzino in bicicletta entra in strada e percorre 200 metri di percorso fiancheggiando il gruppo. Cose da pazzi incoscienti. Tutto per “entrare” nell’inquadratura un’istante, senza rendersi conto del pericolo corso, visto che ci sono automobili e motociclette che viaggiano a 80/90 chilometri orari.
Per trent’anni abbiamo visto due corse; quella del corridore ansimante in salita, e quella dell’appassionato che correva a due metri di distanza incitandolo. Era un momento simpatico, ma oggi questo all’appassionato non basta più.
Torniamo a incitare i ciclisti, se vogliamo corrergli al fianco facciamolo solo su strade larghe, spaziose, e non serve urlare loro addosso come dei folli disperati. Se dobbiamo avere un comportamento da curva di stadio calcistico anche appresso al ciclismo, stiamo attenti perché se c’è una cosa che nel ciclismo non è ancora arrivata in grandi dosi è l’inutile, insopportabile e gratuita stupidità del pubblico. Però stiamo iniziando a portarcela. Già quest’ultima ce la mettono i ciclisti che imbrogliano, se ci mettiamo anche noi, buonanotte.
Conclusione per parlare di doping. l’operazione “borracce trasparenti” è ottima per l’immagine, ma non cambierà le cose. Magari cambiandola con l’operazione “manette sempre pronte” qualcosa combini. Quando poi al Processo alla Tappa dei rappresentanti del GS Lampre (questa poi!) portano un quadernone contenente un decalogo che parla di etica nello sport, ricordiamoci che negli ultimi 50 anni sono state incise e cantate migliaia di canzoni che parlano di libertà, rispetto, pace ed amore. Infatti oggi il mondo è il Paradiso, giusto?
Alla prossima.