«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

venerdì 28 ottobre 2016

Il basso profilo RAI e Gazzetta

Senza pretendere Venezia come nel 2009, per essere la 100^ edizione del Giro d’Italia – gara che nel 2017 sarà l’evento ciclistico più importante, dato lo speciale traguardo raggiunto come numero di edizioni – la Gazzetta e la RAI hanno mantenuto quel che si chiama un basso profilo. La tivù di stato da un paio d’anni a questa parte tratta la presentazione della corsa rosa con servizi veloci come una volata, stabilendo forse un record con il minuto (se non meno) di collegamento con il CT Cassani, al TG sportivo delle 18:30, che ha fatto in tempo a dire giusto delle due cronometro e del doppio Stelvio, poi saluti veloci e buonasera. Il tutto chiaramente nella fase finale del programma, non sia mai. La Gazzetta dello Sport – i cui giornalisti sono quasi scomparsi dal proCESSO alla tappa, dove fino a pochi anni fa recitavano parte importante come frequenza – ha dedicato alla presentazione dell’evento Gazzetta più importante dell’anno nientemeno che 4 pagine, di cui una con un articolo su Coppi e Bartali per scrivere cose lette centinaia di volte sui due campioni del nostro ciclismo. Interviste ai protagonisti? Ce n’erano? Se un lettore avesse dovuto basarsi a quello riportato dal giornale, erano presenti soltanto Aru e Nibali. Con tutto il rispetto per gli ex Indurain, Gimondi, Basso, Moser, non vi erano altri corridori in attività presenti in sala? Nessun diesse? Non è mancato un articolo del direttore della rosea, Andrea Monti, appassionato di ‘pezzi’ che a ogni presentazione sfiorano il copia-incolla. Nemmeno a pagina 2 troviamo molto dal punto di vista tecnico, con Ciro Scognamiglio che spiega ben poco, e allungando il brodo citando di chi era presente in sala tra presidenti di questo e quest’altro (Di Rocco, Malagò), ex ciclisti, e una menzione al Signor Mediolanum per ricordarci di come storia e tradizione abbiano colorato di azzurro la maglia verde per onor di assegno staccato. Meno male ch’era la presentazione del Giro numero 100. Dal 101 dovremo prepararci a cercar notizia tra le ‘brevi’ della cronaca milanese e nei TG delle 23?

martedì 4 ottobre 2016

Ottobre; l'editoriale

Invisibile dall’esterno, costoso ma non a livello impossibile, grande come una batteria della torcia elettrica che usiamo in casa. Il motorino è arrivato, ma non solo sul mercato. In strada c’è già.
“Nel vedere tutte le novità dei vari saloni ciclistici, la bici a pedalata assistita la fa da padrona. Il motorino elettrico è sempre più acquistato, apprezzato, nascosto. Si, nascosto. Perché nel vedere quale sia ormai il livello di precisione raggiunto anche nel ficcarlo dentro letteralmente al telaio della bicicletta, l’ammirazione per il risvolto tecnologico sconfina nella preoccupazione. I modernissimi motorini elettrici si possono nascondere benissimo dentro il telaio ed esteriormente sono invisibili. Costano tanto? Si, ma non tantissimo, se paragonati ai prezzi di alcune ruote che appaiono sulle bici di certi ciclo-amatori nelle granfondo. Con la fondamentale differenza che rispetto alle ruote di alto livello, il motore nascosto ti fa volare anche se le gambe non sono in giornata. Rilevarli? Possibile, ma solo con apparati tecnologici molto sofisticati e molto costosi. Biciclette da corsa falsate se ne vendono, se ne vendono già tante, e se ne vendono in Italia. Il doping tecnologico pare ormai realtà.”