«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

giovedì 14 gennaio 2010

Il ciclismo davanti al caminetto.


ANCHE PER QUESTO INVERNO, ULTIMO APPUNTAMENTO CON LE CHIACCHIERE INVERNALI FATTE A BORRACCIA VUOTA. NON LONTANI DAL TORNARE IN SELLA, ECCO I PENSIERI RIVOLTI ALLE PRIME FATICHE.

Il ciclismo davanti al caminetto, sta ormai consumando la sua ideale catasta di legna che alimenta il fuoco della passione. Sono ormai gli ultimi, i crepitii che giungono dalla fiamma che ha riscaldato il riposo invernale. Riposo, che rende più sentita la ripresa pre-primaverile. Ogni località ha un suo esser voce di primavera. Una primavera vicina al mare avrà sempre un gusto diverso, rispetto alla primavera di una campagna collinare. C’è chi ha i mandorli in fiore, e chi ha i prati che iniziano ad abbandonare il giallastro della brina invernale, per intonare un verde che sembra riempire il mondo, dal suo tanto e vigoroso tornar padrone.
Strana è anche la sensazione che mi capita di sentire ogni anno, quando le prime corse della stagione iniziano a farsi vedere in Tivù. La Tirreno-Adriatico è la corsa che mi dà sempre questa idea. Quasi diverte lo scorgere dal teleschermo un prato già verde, o gemme di foglie su di un ramo d’albero in procinto di aprirsi. Se abitate dalle mie parti, queste cose le vedete solo nella prima metà di marzo. Come sembra più bello il sole. Forse perché sappiamo che per ora ci darà soltanto poche ore di tiepido, e allora te lo godi meglio, per poi sentire il gelido velo del tramonto, che con un soffio avverte di girare il manubrio verso casa, al primo cartello d’incrocio che ce la indica.
Quando pedalo lungo una salita in febbraio, i dolori della fatica sono il doppio di quelli che saranno presenti di lì a due o tre mesi. Ma il sapore che porto a casa è unico; crampi mostruosi, sudori freddi, visione sdoppiata, salivazione azzerata, crisi di fame orrende, dolori lancinanti a schiena e fondo schiena, tutte sensazioni che danno sapori indimenticabili alle prime uscite d’allenamento. Che bello il ciclismo!
Sentire il sole di carnevale riscaldarti tiepido la schiena, e pensare che di lì a 4 mesi cercherai l’ombra. Sentire l’acqua della borraccia sempre fresca, e sapere che nel giro di 3 mesi sarà pura pipì da quanto è calda. Partire in febbraio e tornare a casa con ancora un sorso d’acqua nella borraccia, e riflettere sul fatto che di lì a pochi mesi tirerai scariche di mitra a chi ti sarà davanti a riempire la borraccia in una fontana. Che bello il ciclismo!
Fare il ciclismo come ai tempi delle magliette di lana (quelle che Adriano De Zan riproponeva senza pietà come argomento, a ogni benedetto Tour arrivato sui Pirenei), ha un sapore diverso dal pedalare come un semi-professionista che non lo è per niente. Avere in tasca la salsiccia cruda invece della barretta energetica che costa 50 centesimi a boccone (ladri!!), avere il boccone di pane con dentro l’abbondante cucchiaio di marmellata, invece del concentrato zuccherino che ti fa rizzare i capelli, e che costa 70 centesimi a sorsata (ladri!!). Fare due conti e vedere che ascoltando le pubblicità, uno consuma 100 euro l’anno di alimenti adatti all’attività sportiva (ladri!!), quando con gli stessi soldi a pane e salame ci mangi tre anni (e magari ci scappa pure un fiasco).
Ormai è tempo di dare un’ultima occhiata alla bici, che linda e lucente inizia a sgranchirsi il telaio dopo il consueto letargo. L’altra sera stavo guardando le televisione, e sentendola rigirarsi le chiesi come mai non dormiva. Mi ha risposto; “Stavo sognando il vento che mi accarezzava, la fontana che cantava al nostro passare, e le altre biciclette che ci incrociavano e ci salutavano. Quando torniamo a pedalare?”
Le ho risposto; “Non manca tanto. Ora dormi ancora un po’, che i tuoi amici li rivedrai presto.” Ed è tornata a dormire, sognando Lorenzo Roata.
W il ciclismo pane e salame e non rompetemi i maroni! Tutti in sella!

2 commenti:

Marco ha detto...

Applausi

Brinuzzo ha detto...

Standing Ovation.
Anche se l'acciaio diventa carbonio, titanio o chicchessia, certe cose sono intoccabili.