«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

giovedì 26 gennaio 2017

Dopati: perchè condannarli se il pubblico li premia?

Il ‘fenomeno’ Armstrong fa capire perché il doping farà sempre fatica a sparire. Non per Lance, ma per il comportamento nei confronti del doping di moltissimi appassionati.
Ormai quarantacinquenne, il cosiddetto vincitore di sette Tour può servire per capire di come il doping sarà una questione sempre aperta. La carriera di Armstrong è andata in pezzi alcuni anni addietro, quando fu lui stesso a rivelare l’uso continuato di prodotti doping nei suoi anni più vincenti. Chi è oggi Lance? Un ex ciclista dopato, rappresentante della truffa ciclistica più grande che si ricordi, ma che pedala con 200 persone “raccolte” in quattro e quattro otto tramite social in Nuova Zelanda e, come da foto Gazzetta, circondato da ciclo-amatori in fila per foto ricordo e autografi sulla maglietta. Ecco, lasciamo un momento Armstrong. Giriamo l’obiettivo della nostra ideale telecamera e guardiamo gli appassionati che si mettono in paziente attesa intorno a lui. L’Epo?: dimenticato. Le balle colossali dette per anni?: dimenticate. Le accuse verso persone che lui sapeva avessero ragione?: dimenticate. Quindi che si fa? Ci si mette in fila per avere l’autografo di un dopato reo confesso. Perché chiedersi come mai vi sono persone che si dopano, quando gli stessi appassionati per richiedere la foto, la firma, aspettano diligentemente il loro turno? Un tempo doparsi voleva dire ingannare volutamente gli altri concorrenti alla manifestazione a cui partecipavi. Una truffa. Sportiva, ma sempre di truffa si trattava. Voleva dire insultare indirettamente gli appassionati a bordo strada. Prenderli in giro. Ma perché il ragazzino quindicenne dovrebbe rinunciare a tentare la via della truffa usando prodotti dopanti, quando vede che un ex-dopato storico del ciclismo viene rincorso per un autografo e una foto ricordo? Ho sbagliato tutto. Perché condannare le tivù che chiamano al microfono con il ruolo di commentatori ex ciclisti con passati conditi da magagne doping? Onestà? Ma dove ho vissuto fino a oggi? Dovremmo invece ringraziarli per questo. Penso a Suor Alessandra. Lei aveva capito tutto, fin da subito. Noi appassionati amiamo essere trattati come imbecilli coglioni. E lei, capendolo, lo fa perché ci ama. Grazie alla Suora e a tutti i suoi confratelli del Convento della Sacra Omertà, e grazie a tutti quegli appassionati che al famoso ragazzino quindicenne hanno mandato questo bellissimo messaggio; “Dopati figliolo, e non preoccuparti. Dimenticheremo sempre quel che avrai fatto! E se ne avremo la possibilità ti chiederemo anche una foto assieme.”

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