«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

giovedì 16 dicembre 2010

Il ciclismo davanti al caminetto.


IL DOPING NELLO SPORT AMATORALE? AUMENTATO, E PURE TANTO.
CIFRE VERGOGNOSE, TENENDO CONTO CHE SI TRATTA DI PERSONE CHE BLATERANO DI PASSIONE PER LA LORO PRATICA SPORTIVA. SERVE UN’EDUCAZIONE ALLO SPORT, MA SI FA POCO.
COS’E? PAURA PER LA CASSA DEI GUADAGNI?

Dalla bocca del ministro della Salute Ferruccio Fazio (ospite al “Giro d’Onore”, cerimonia per i 125 anni dell’FCI) le notizie sono state precise; nel primo semestre 2010 ci sono stati 500 controlli antidoping tra i ciclisti amatoriali. Nel 15,9% di questi si sono trovati atleti positivi. Per capirci in maniera meno complicata; circa 75 ogni 500 gira-gambe. Per semplificare ancora, 15 su 100 imbrogliano. Immaginiamo una GF con 1000 partenti, fate il conto da voi.
Molto spesso si viene a conoscenza di sportivi che accettano di diventare dei falsi, anche solo per vincere il prosciutto nella corsa della sagra del paese. Ma è anche peggio. Ci sono persone che nel loro sport puntano, come fosse una questione d’onore, ad essere le prime nel loro gruppo di amici. Non si usano medicine soltanto per vincere, ma anche solo per “trionfare” nella corsa interna alla propria squadra di appartenenza. Essere i migliori dentro il proprio cortile. Non c’è bisogno di prosciutti.
Per alcuni, la comitiva con cui si condivide la passione per una determinata disciplina sportiva non è un gruppo di persone, ma è una specie di branco dove si vuol essere l’animale migliore. Quello che dentro una vasca, su di un sellino, sopra un paio di sci, dentro una corsia in pista o dove pare a voi, riesca ad avere il sopravvento sportivo sugli altri. Anche solo questa ridicola soddisfazione, che per tanti non è per niente ridicola, butta in un’angolo la voglia di fare sport per ricavarne benessere. Ecco che lo sport diventa così non soltanto un modo per acquistare fiducia in se stessi, ma funziona talmente bene che più si riesce a stare al vertice, più si vuole rimanerci perché ci si sente appagati e forti. La matematica non è un’opinione. Proprio per questo motivo l’istintivo pensiero di molti vive nella filosofia del; “Io sono davanti a loro. Sono meglio di loro.”

NON SCOMPARIRA’ MAI! PUNTO. MA POSSIAMO FARE SPORT SENZA DI LUI. E CON SODDISFAZIONI ENORMI. COME? ANIMO E TESTA (CHI LE HA). MA SE NE PARLA ABBASTANZA E ALLE PERSONE GIUSTE?

Nell’autunno del 2003, presso il Salone del Ciclo di Milano (quando il salone era tale, e non una bidonata come quest’anno), si tenne un convegno sul doping nel ciclismo amatoriale. Nel proprio intervento, il Presidente UDACE Francesco Barberis suggerisce che il problema; “… ci impone di evidenziarne le problematiche e di portarle all’attenzione di tutti, addetti ai lavori e a coloro che sono amanti del vero spirito sportivo, e desiderosi di uno sport animato da sani ideali.” Poco prima anche un’accenno al supportare; “…un’informazione sui risvolti negativi e sui danni psico-fisici causati dalla pratica del doping…” Questo nell’autunno di 7 anni addietro.
So per esperienza che nelle scuole si parla di alimentazione. Nel periodo in cui preparavo un convegno sull’alimentazione nello sport per l’AC PST me ne resi conto, visto che diverso materiale usato per il nostro convegno si appoggiava a diverse di quelle informazioni. Notizie sulla bistecca di carne bianca e rossa, sulla patata che viene poco considerata, sui legumi che bla, bla, bla…, tutti argomenti giusti ed utili.
Ma di doping se ne parla? Se ne parla all’interno delle società sportive, dove i ragazzi vengono introdotti nel mondo dello sport? Quante sono le società sportive che organizzano momenti di spiegazione sui danni dall’uso di medicine senza un vero giustificato motivo? Ci sono convegni che trattano di etica nello sport, ma è poco. Si parli ai ragazzi dei meli del doping nel fisico. Cosa provoca nel corpo l’uso di medicine dentro persone sane.
Perché la stessa UDACE non obbliga le società a lei affiliate, magari quelle che hanno un minimo di tesserati (tipo; “hai almeno 30 tesserati? Allora ascolta…”), ad organizzare almeno una volta l’anno dei momenti sull’educazione allo sport? Io parlo di UDACE, ma potrebbe essere lo stesso per la FIGC, per la FISI e via dicendo altre federazioni. Un convegno lo abbiamo messo in piedi noi che non abbiamo una lira, figurarsi se altri non avrebbero ben più possibilità. Certo, quando non sei nessuno devi anche saper essere un rompi*******i come pochi per avere attenzione e credibilità. Ma se ci è riuscito chi scrive, possono senz’altro farlo anche altri.
Se invece c’è paura di perderci soldi, spiegando che il doping arriva un po’ dovunque, e che quindi i genitori, impauriti, vietino ai figli di fare sport, o agli adulti passi la voglia di fare o rinnovare la tessera con l’ente sportivo “Tal dei Tali”, allora almeno non si blateri di passione per lo sport.
Il doping è un’amico che sa venirti incontro per un’amichevole pacca sulla spalla, sospinto da belle parole ed un sorriso a 150 denti. Si prenda un bel cric e glielo si stampi su questi ultimi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Uomo, non so com'é la situazione dalle tue parti, qui in Lombardia sono diventati tutti campioni, c'é gente (tanta) che alla tenera età di 60 anni vola, letteralmente VOLA e si incazza di brutto se in salita arranchi del tuo passo, anche per questo (dopo aver smesso di seguire le gare dal vivo) ho smesso di andare in bici, io con quella ****a non c'entro niente.
PS Non mi dopavo quando correvo con Bortolami e company, figurati se sono così COGLIONE da iniziare adesso.
PPS E' pieno di COGLIONI che si rovinano per far vedere che sono i più belli del gruppo, poi quando si sentono male tocca soccorrerli (a me è capitato) e quando arriva l' ambulanza nemmeno ti ringraziano. Ambiente di bovari.

Il predicatore

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

Grazie per la tua testimonianza.
Gli organizzatori hanno deciso di fare la Five Stars League anche per i mugugni che ormai arrivavano dai ciclisti onesti.
A meno che solo io abbia sentito ciclisti lamentarsi di altri ciclisti sul mondo delle GF.
Ma finché si pedalerà con la "sana (sana?) competizione, come canzonetta pubblicitaria usata dai GS per convincerti a pedalare con loro, che pretendiamo?
3 su 20 ragazzi!
E poi mi domandano perché ho fatto un'Associazione Ciclistica, ma solo Associazione e non con la squadra.

Anonimo ha detto...

Parlavo di gente che esce a fare il giretto il sabato e la domenica, é anke peggio.

Il Predicatore