«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

domenica 1 agosto 2010

Agosto; l'editoriale.


GLI AVVENIMENTI PRINCIPALI DEL MESE APPENA PASSATO ERANO DUE. DEL TOUR SE NE SONO LETTE DI TUTTI I COLORI. DEL GIRO-DONNE POCO O NIENTE, MA ORMAI E’ ABITUDINE.
ABITUDINE CHE DIPENDE ANCHE DALLE OCCASIONI GIOCATE MALE.

L’impressione è che il ciclismo rosa sia seguito molto meno di quanto gli appassionati delle corse delle ragazze dicano o scrivano. Ma dall’ambiente stesso sono pochi gli sforzi per provare a dare un giro di vite al “movimento” rosa, per quella che è la promozione al pubblico. Hai voglia che l’atleta di primo piano vada in tivù (avvenimento mooolto raro), a dire; “Ehi, guardate anche noi!” se poi si sprecano occasioni. Poi anche la base di tutto, le cicliste, potrebbero aiutare ad attirare quel che serve per farsi sentire; i soldini. Come fai ad interessare il pubblico? Ti apri ad esso!
Presentare il Giro d’Italia solo agli addetti ai lavori è stata un’occasione giocata male per far conoscere il ciclismo rosa al pubblico. Il ciclismo femminile vuole veramente farsi conoscere, o è una frase messa lì per attirare attenzione? Avvicinalo alla gente tanto per cominciare, poi stai tranquillo che gli sponsor ci pensan loro ad avvicinarsi quando sentono odor di business.
Le foto che ormai riempiono il web (su Facebook a quintali), dovrebbero fare posto al ciclismo raccontato. Il ciclismo è diventato sport nobile, l’altro è la boxe, grazie ai racconti dedicati agli atleti. Nessuna disciplina ha mai avuto scrittori così famosi, come lo sport del ciclismo per farsi conoscere. Si lavori in questo senso anche con le ragazze. Quanti appassionati di ciclismo femminile sanno chi era Alfonsina Strada? Forse nemmeno tante cicliste. Non è sufficiente una foto per raccontare tutto quello che c’è intorno. Ed è un peccato, perché il ciclismo dell’altra metà del sellino ha diverse cose che varrebbe la pena raccontare.
Le atlete possono fare la loro? Possono regalare un po’ di pazienza in più verso la loro professione, visto che praticare ciclismo con serietà sfiora la professione. Con questo, è sbagliato andare a pretendere che una persona viva 23 ore su 24 per la bicicletta. Ma se in gara non ne azzecchi una, prima di cambiarti dopo aver finito la tua corsa, meno corse verso il telefonino per l’SMS e “lavora” altri dieci minuti a scambiare due parole con il diesse. Col tempo si migliorerebbero così le atlete, quindi il modo di correre, quindi ecco una qualità delle corse più alta.
Sperare che il ciclismo femminile diventi importante, vuol dire accettare che tra il pubblico e le atlete si materializzino quelle centinaia di transenne che i maschietti hanno sempre intorno. Lo vogliamo veramente così importante? Prima di farlo diventare grande, iniziamo con il renderlo migliore. Quest’anno al Giro si sono visti spogliatoi improvvisati a bordo strada, perché le ragazze potessero cambiarsi. Robe da matti!
Situazioni come queste (viste a Biadene dopo la crono del Giro), dovrebbero anche essere dette e resi note. Ma non per cattiveria. Per il motivo che altrimenti tutto viene preso così com’è, andrà sempre bene, e le cose che puoi rendere migliori con poco resteranno sempre lì, mentre quelle che non funzionano idem. Quindi anche chi del ciclismo rosa ne scrive spesso perché ha l’occasione di seguirlo di qua e di là, può fare la sua parte, ma se si raccontano solo le cose che funzionano si finisce con il suonarsela e cantarsela.
Credo che queste saranno le ultime righe che il sottoscritto metterà su questo sito, per quest’anno, sull’altra metà del sellino (anche se ci sono i Mondiali, dove l’FCI davanti alle tivù tornerà a voler bene alle ragazze, specie se porteranno ancora medaglie!). Come scritto poco sopra, lasciamo perdere il discorso del voler fare grande il ciclismo delle ragazze, e cominciamo con il cercare di renderlo migliore. Chi ci lavora, chi lo racconta, chi lo rappresenta con il proprio lavorar di gambe.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Post meraviglioso.Punto.

Anonimo ha detto...

A CONI, FCI e media vari importa una semplice del ciclismo femminile, coloro i quali lo seguono davvero con passione sono pochi, il resto sono aspiranti fidanzati della lituana stra-figa di turno ed ex prof. falliti. Antibuffoni dixit.

Anonimo ha detto...

D'accordo con te...in poche parole dovrebbe esserci maggiore professionalità da parte di organizzatori, squadre e atlete...ma con i pochi soldi che girano......e le squadre più professionali sotto tutti i punti di vista sono appunto quelle "ricche", come Columbia e Cervélo...ci fossero altre 3-4 squadre così...e ci fossero altri organizzatori professionali come ad esempio Minervino...

Anonimo ha detto...

Inutile organizzare il Girodonne, spacciarlo come la corsa più importante al mondo se poi non fai uno straccio di promozione, contenti loro...

Anonimo ha detto...

Aprossimazione, poca competenza, improvvisazione, presunte atlete che non potrebbero portare nemmeno il borsone ad una vera campionessa dello sport , la sensazione di sentirsi "arrivate" (si comincia da esordienti, poi é un' escalation) per via di un fotografo che ti ritrae più o meno sempre nella stessa posa ad ogni gara, il non voler accettare i consigli che arrivano dall' esterno, ce n' é per tutti i gusti.
Sono 40 anni che l' "ambiente" mena la rava e la fava con la storia della scarsa visibilità, evidentemente, chi ci "lavora" (!?) (e dai con le virgolette...) pensa che altri sport che godono di una popolarità planetaria siano partiti con un seguito enorme, spropositato, fin dall' inizio. Anche la NBA agli inizi ha dovuto faticare, lavorare sodo per arrivare ai livelli odierni, come ha fatto ? Addetti ai lavori con i coglioni (si !), competenza, gestione manageriale, tolleranza zero nei confronti delle cazzate combinate dagli atleti dentro e fuori il campo, accurati studi di marketing, pelo sullo stomaco e tanta tanta promozione. Chi sapeva che a Luglio il girodonne sarebbe passato sullo Stelvio ? Il sottoscritto, le atlete o presunte tali, i loro fidanzati-ds e la compagnia di giro degli amici degli amici che se la canta e se la clicca a colpi di "mi piace". Stop.
Esempio: la federazione motociclistica italiana, in occasione delle gare di campionato italiano compra spazi pubblicitari sui giornali e pubblicizza (appunto!) le gare, serve uno studio di marketing per fare ciò ? No, é ovvio che bisogna cacciare il grano per vedere il cammello e se i vari mister Chirio, Fanini, Top Girls, Gauss, Safi e company non lo fanno, se non pensano di unire le forze tutti insieme lasciando da parte cattiverie, ripicche, pettegolezzi e invidie (che nell' ambiente abbondano), se pensano che investire in pubblicità, dare un immagine diversa da quella di Agenzia Matrimoniale per ds falliti (e dai !) e amici degli amici, applicare la tolleranza zero nei confronti di chi si dopa, considerare i tifosi (quelli corretti, educati) come una risorsa e non come una scocciatura, vendere il merchandising alle gare, organizzare delle sessioni di autografi con un paio di atlete per squadra, se...se, se...Se pensano che si possa arrivare ad avvicinare il pubblico alle gare, ad incuriosirlo, a fidelizzarlo senza fare il benché minimo sforzo, allora significa che il signor David Stern (tanto per fare il nome di un grande dirigente sportivo) é stato un coglione perché per rendere così attraente il campionato NBA ha buttato e fatto buttare dagli sponsor e dalle squadre un sacco di dollari, inutilmente. Meno buffoni con le meshes in ammiraglia, meno presunzione, meno ipocrisia (ti mettono in croce se parli di doping
e poi ti dicono "caro, ma come mai non vieni più alle corse ? E' un peccato, dai che ti aspettiamo"). Il sottoscritto ha fatto la sua parte di tifoso, non ha mai baciato le terga a nessuno, ha sempre rispettato le atlete e le ha difese a spada tratta finché ha potuto, non é colpa di chi scrive se ogni tanto le arpie a due ruote si fanno beccare con la siringa nel braccio. Fanculo.

Il predicatore

Anonimo ha detto...

Il discorso è abbastanza infinito...
si può parlare ad esempio del maschilismo che impera nel mondo del ciclismo e che ha dirette conseguenze sulla scarsa popolarità di cui gode il ciclismo femminile.

Se giornalisti, sponsor, tifosi, organizzatori di corse, federazioni ciclistiche continuano a considerare il ciclismo uno sport per soli uomini, normale che il ciclismo femminile se ne rimanga in un angolo e stenti a crescere...ripeto, ci vorrebbero altre realtà come Columbia e Cervélo, e ci vorrebbero organizzatori di gare maschili (magari spinti dalle federazioni ciclistiche) che considerassero di più il ciclismo in rosa organizzando parallelamente alla loro gara maschile anche quella femminile...forse allora qualcosa lentamente cambierebbe ed anche il pubblico ed i media piano piano si accorgerebbero che esiste pure il ciclismo femminile...i soli mondiali, Freccia Vallone, Giro delle Fiandre non bastano.

Se continuano ad esserci ed a proliferare tecnici e atlete poco professionali in questo mondo, significa che c'è sempre posto per loro...se il livello complessivo delle squadre fosse più alto, queste squadrette rimarrebbero ai margini. Ma adesso cosa vogliamo che si faccia? Che si permetta di correre solo a Columbia e Cervélo ed a poche altre?
Non si possono nemmeno colpevolizzare quelle atlete modeste senza doti fisiche e mentali da campionessa ma che comunque ci mettono passione, e nemmeno quelle magari un po' meno professionali che si comportano magari non sempre da atlete serie...voglio dire, chi glielo fa fare di allenarsi in maniera professionale per correre gratis o quasi e ricevere scarsa o nulla considerazione da media e tifosi?

Anonimo ha detto...

Ok, perfetto, una cosa per elevare da subito il livello tecnico si può fare: anni fà, tanti anni fà (purtroppo), se volevi passare prò dovevi avere un punteggio minimo, in soldoni dovevi fare i risultati, altrimenti nisba, iniziamo a privilegiare la qualità, non sta scritto da nessuna parte che una ragazza DEBBA per forza passare elitè. Lo dice la parola stessa: "elitè", il professionismo deve essere il top, diversamente avremo sempre ragazze (e un nome ce l' avrei...) che al primo giro, alla prima accellerata si staccano, tra le elitè devono correre solo le migliori, la passione e l' impegno non bastano, preferisco (anzi, preferivo)vedere al via 50 cicliste con le carte in regola per "fare la corsa" (chi ha corso sa quanto é difficile essere "là davanti" da protagonisti/e) piuttosto che 100 fotomodelle che il posto in squadra ce l' hanno perché se la fanno con il ds (non sono geloso,ma la casistica é ampia, purtroppo). Devono correre tutte ? A tutte deve essere garantito il posto in squadra e lo stipendio ? Bene, però non lamentiamoci se il livello tecnico volge verso il basso, sarà sempre peggio perché una Ziliute, una Bonanomi, una Canins, una Marsal non la trovi ad ogni angolo di strada, il ciclismo d'elitè non deve essere una ONLUS.
PS Cara ragazza che sei appasionata di ciclismo, figlia mia, se sei scarsa lascia perdere, fai le gran fondo che una medaglietta e una borsa della spesa in regalo la rimedi senz' altro, il ciclismo d' elitè o professionistico che dir si voglia non é un gioco. Lasa perd.

Il predicatore

Anonimo ha detto...

PPS Volevo scrivere "appassionata di ciclismo", vabbé, é scappata una "s"...

Il predicatore

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

Beh, sono senza parole.
Grazie a tutti per le righe lasciate. Sarebbe il caso che anche chi di dovere le leggesse (cicliste, organizzatori), anche se da questo lato la speranza è un po' vana.

Anonimo ha detto...

Le cicliste devono onorare contratti miliardari,UOMO lo sai che non possono esporsi altrimenti perdono i soldi ?! :-)


Il Predicatore

Anonimo ha detto...

Transenne e sbarramenti in stile Giro d'Italia sarebbero necessari per tenere lontane le atlete dagli scocciatori !!!