«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

lunedì 1 novembre 2010

Novembre: l'editoriale.


LENTAMENTE, ANCHE TROPPO, IL MERCATO DELLE BICICLETTE STA INIZIANDO AD ABBASSARE I COSTI. PIU’ CHE ALTRO, SI STA FACENDO MEZZO PASSO INDIETRO IN TERMINI DI MATERIALI.
GRAZIE COSTRUTTORI, MA DOVEVATE ASPETTARE DUE ANNI DI CRISI ECONOMICA PER DISSANGUARCI DI MENO?

Chi scrive pedala su una specialissima che, al cospetto di una gamma medio/bassa di oggi, fa ridere. Non perché di bicicletta vecchia si tratti, ma se oggi entrate in un negozio ed acquistate una bicicletta da corsa da 1.500 euro, avete buone speranze di poter entrare nella categoria poveracci. Non parliamo poi del costo dei cosiddetti accessori, cioè tutte quelle cose che compongono a pezzi una bicicletta, e che sono il vero guadagno per il negoziante. Poi troviamo gli articoli d’abbigliamento che almeno, se ben trattati, durano diversi anni e ne possono giustificare il prezzo bello salato. Il ciclismo costa, altro che storie. Sembra però che, solo ora, il mercato della bicicletta stia facendo un passo indietro per quello che è l’uso di alcuni materiali. L’alluminio sta tornando nei cataloghi, in maggior misura rispetto agli ultimi anni, permettendo così un costo dell’articolo (la bici), meno pesante per il portafogli del cliente.
Dieci anni addietro, una bicicletta “classica” offriva un telaio in alluminio ed una forcella in carbonio; era una signora bicicletta. Ma nel decennio appena morto, il carbonio ha invaso quasi ogni parte della bici, portandosi appresso i suoi costi spropositati, spesso totalmente ingiustificati per l’uso che veniva fatto della bicicletta da chi sopra vi pedalava. Come? Anche sulla psicologia, contando molto sull’esaltazione del gesto atletico e con il trattare l’amatore come un mezzo campione – o una possibile campionessa in caso di cicliste – per fargli spendere 500 euro in più. Date un’occhiata alle pagine pubblicitarie, in una rivista specializzata. Questo approccio ha spinto tanta clientela a spendere ben oltre le finalità che poteva raggiungere in sella. Così si è alimentata per almeno un lustro la crescita del mercato delle cosiddette “media ed alta gamma”, favorendo un rialzo dei prezzi dove i clienti stavano zitti e sognanti, ed il mercato ringraziava. Sempre meno alluminio e sempre più carbonio. Questa è stata la specialissima dell’ultimo decennio. Chi era signore; “…e vai col titanio!”, mentre l’acciaio è morto, nonostante abbia qualità “salvaschiena” che sono state messe in un’angolo senza complimenti.
Succede che però adesso i portafogli non si aprono più come 3 o 4 anni addietro. Allora i costruttori, capendo che andando avanti così non avrebbero potuto cambiarsi il SUV comprato ben 3 anni fa, hanno pensato di tornare all’alluminio per permettere un costo delle biciclette meno pesante. Questo anche perché se, fino a 15 anni addietro, la qualità europea stava davanti a quella orientale o americana, ora il livello si è appiattito. Quindi se vuoi vendere, ma stai a parità di qualità, l’unica è tornare a materiali meno costosi – ma non meno affidabili, l’alluminio ha riempito le strade a fine anni ’90! – e provare ad acchiappare tre ciclisti nella gamma media, che due in quella alta.
Non è da escludere che l’alto costo di una bicicletta da corsa, sia anche il motivo per cui un salone come quello milanese sia andato a perdere i pezzi (interesse del pubblico) negli ultimi anni. Un conto è presentare telai che (solo telaio) costano 1.200/1.400 euro e biciclette che vanno dai 3.000 euro in su. Altra storia è poter offrire al ciclista – soprattutto della domenica! – un telaio da 700/800 euro oppure una specialissima da 1.500/1.700 euro tutto compreso (ragazzi, 1.700 euro sono 3.300.000 delle vecchie Lire!). Poi che a Milano la gente si fosse stufata di fare 20 minuti in coda per un panino che costava pure caro, questo è una cosa che dipende dall’organizzatore. E lì i cocci sono suoi.
Chiudiamo con qualche riga volutamente un po’ carogna. Da poche settimane il codice della strada obbliga tutti i ciclisti a vestire dei capi d’abbigliamento non solo visibili, ma con caratteristiche riflettenti per le ore serali fino all’alba (e anche nelle gallerie non illuminate). Stai a vedere che per il prossimo anno arriveranno nuovi capi d’abbigliamento già predisposti, che metteranno in piedi un nuovo periodo di business per le aziende d’abbigliamento sportivo?

3 commenti:

lelef14 ha detto...

Sono d'accordo con te. Anche sul tema dell'abbigliamento, da subito ho pensato che la nuova norma, serve per dare nuova linfa al business...

Anonimo ha detto...

Io a dire il vero non sono del tutto concorde, è ovvio che chi è nel giro ne farà un business...ma è cosa del tutto normale...trovo invece molto giuste le regole imposte per quando si fa buio...ho già sghivato un paio di vecchietti per miracolo che avevano una luce debolissima...e solo anteriore...per non parlare di extracomunitari che, non sarà nemmeno colpa loro, ma te li vedi sbucare dal buio senza alcuna luce nelle statali...quindi ben vengano luci e quant'altro per non ammazzare qualche "porello", e andare a finire in mezzo a mille rogne per colpa di qualcuno che si inventa di andare in bici alle 21 di un giorno di novembre...

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

Fordse ho scritto male la mia idea.
Sono moooolto d'accordo anch'io con le norme di visibilità per i ciclisti. Diciamo che però si potrebbe forse aggirare economicamente l'ostacolo, comprando quelle "X" catarinfrangenti(non i giubbini da tenere in macchina, sarebbero troppo ingombranti). Così almeno non c'è necessità di spendere 20 volte tanto.