«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

martedì 27 agosto 2013

E venne il giorno del; "Ma chi me l'ha fatto fare?"

NELL’AUTUNNO SCORSO AVEVO SCRITTO QUALCOSINA PER CHI AVEVA LA MEZZA IDEA DI DARSI AL CICLISMO. ADESSO IL SALTO IN AVANTI: DOPO UN’ANNETTO DI FATICHE, STATE MICA PENSANDO ALLE GRANFONDO?
Ne avevo già scritto in un post datato novembre 2012 (lo trovare sotto il titolo: Il ciclismo davanti al caminetto: parte 2^). Ora facciamo il grande passo avanti: le granfondo. Vediamo di capirci in poche righe come piace a me. Siete diventati ciclisti da poco? Vi siete appassionati? State mica facendo un pensierino alle GF? Queste righe non guardano al ciclista della domenica descritto dalle riviste. Cioè quello che potendo vivere senza lavorare può seguire tabelle, chilometraggi, palestre, allenamenti simil-professionistici dietro moto (si, ci sono anche quelli che se li fanno), insomma quasi tutto quello che voi non potete fare, perché nelle vostre giornate di ore ne avete solo 24. IPOTESI BASE: siete un/a ciclista che percorre al massimo 2.000 chilometri all’anno, e non più di 50/60 chilometri alla volta, andate in bici una volta per settimana, poche volte due, salite in sella in marzo fino a fine ottobre.
QUANTO TEMPO AVETE?: questa è la domanda che dovrete farvi il 1° gennaio; “Quanto tempo ho per la bici?” parte tutto da qui. Tutto. Non dalla bicicletta o da come stanno le vostre gambe o da chissà che diavolo di qualunque altro motivo, ma da quanto tempo avete. Qualunque cosa leggerete da qui in avanti dovrà per forza passare per questa domanda. Se avete un lavoro che vi occupa dalla mattina fino al tardo pomeriggio, certamente fino a fine aprile non potrete allenarvi un paio d’ore verso sera. Non guardate nemmeno chi fa un lavoro che, per un motivo o per l’altro, gli dà l’occasione di ritrovarsi con mezze giornate libere. Queste persone ci mettono poco a chiacchierare e a darsi tonnellate di arie sui chilometri messi nelle gambe con facilità irrisoria. Mandatele a lavorare al posto vostro, e se insistono anche in malora. Pensate a divertirvi. L’INIZIO DELLA STAGIONE: il buonsenso dice di faticare per gradi. Dovete far capire al corpo, ai suoi muscoli (ricordate, anche il cuore è un muscolo), che dovranno ri-abituarsi alle faticate in sella, ma che da stavolta le faticate saranno più lunghe. Le prime pedalate, quelle fatte con rapporti agili, nelle ore tiepide del giorno, vanno molto bene. Salite in bici almeno 15 giorni prima del solito (diciamo metà febbraio). Quanto pedalavate solitamente all’inizio: 30, 40 chilometri? Allungate di una decina di chilometri. Anche fatte pianino sarà un buon inizio. Non pensate solo alla strada percorsa, ma anche al tempo passato in sella. Ogni 15 giorni mettete dentro una decina di chilometri in più. Ogni 40 chilometri almeno 5/7 km. di salita. Non serve andare a cercarsi una salita che sale al 15%. Però non pedalate nemmeno su 10 salite da un chilometro, per poi dire che avete le gambe per un Passo lungo 10 chilometri. Penso e spero che ci siamo capiti. Pensate a divertirvi.
LE SCHEDE DI ALLENAMENTO: qui potremmo far notte. Non mancano mai nelle riviste ciclo-turistiche. Ma se fate caso ai ritmi di lavoro consigliati, queste sembrano pensate – nella maggior parte dei casi – per gente che non ha niente da fare da mattina a sera. Tenete conto di questo. Leggetele, valutatele, se volete seguirle con scrupolo allora beati voi, perché vorrà dire che avete tempo solo per la bicicletta. Altrimenti usatele solo come spunto per i vostri allenamenti. Su una cosa invece potete trovare un’aiuto prezioso da queste benedette riviste: i consigli sull’alimentazione. Anche se le stesse tra le loro pagine hanno pubblicità riguardanti gli integratori dove si parlerà di voi, perché ciclisti, come una specie di razza umana superiore, e usando immagini associate a frasi, parole, terminologie studiate appositamente a tavolino per farvi esaltare oltre quel che valete, cercheranno di farvi il lavaggio del cervello, perché non dovete pensare con la vostra testa ma con i loro slogan. LA TESTA: se piove e mancano due mesi a una GF potete saltare il turno, ma se piove e mancano pochi giorni, dovrete pigliarvi l’acqua in testa. Volenti o nolenti siate pedalanti. Ricordate che se eravate abituati a pedalare circa 3 ore, una volta in gara ve le troverete anche raddoppiate. Se poi farete i percorsi più lunghi, mettete in conto dalle 8 alle 10 ore. Cercate di non fare di una corsa un’obiettivo troppo importante. Non fatela diventare il modo per dimostrare qualcosa ad altri o a voi stessi. Altrimenti così facendo, appena fatta la gara, butterete la bici da parte e la lascerete alla polvere in attesa di uno stimolo che spunti da dove non si sa. Spesso la passione si smorza – cioè sentirete noia per quel che fate – perché molti cercano l’emulazione per fare le cose nella maniera più simile possibile al campione visto in tivù, ma poi vi accorgete che intorno a voi non ci sono giornalisti e gente che vi rincorre con il foglietto e la penna. Voi non siete professionisti, anche se le parole usate dalle riviste specializzate nei loro articoli faranno di tutto per farvi sentire come loro. Pensate a divertirvi.

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