«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
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lunedì 25 aprile 2016

Il 'motorino', questo sconosciuto (o no?....)

Prima con piccoli sporadici sospetti, sensazioni, poi con stralci di filmati video che arrivano nel web, finché spunta l’atleta che cerca di fare la turbata (a un Mondiale per di più!) e adesso ecco la tecnologia che si dichiara pronta a beccare ogni tentativo di frode. Stavolta il doping non è biologico ma meccanico, e si tratta del famigerato motorino nascosto nel telaio della bicicletta. Spettro delle ultime stagioni, il sospetto esplose lungo uno dei muri di un Fiandre vinto da Cancellara, dove il fuoriclasse elvetico fu autore di un’accelerazione spaventosa, e la storia si irrobustì nei sospetti con la ruota posteriore di Hesjedal che girava e girava e girava, con la bici del canadese stesa sull’asfalto, causa caduta ad una Vuelta di pochi anni fa. In conclusione i sospetti su biciclette che sono state usate in corsa alla Settimana Coppi&Bartali e Strade Bianche. Hai poco da girarci attorno sul fatto che questa tecnologia, seppur avanzata, forse da un pezzo gira per le strade tra i ciclisti, e di sicuro certe strumentazioni UCI – telecamere termiche – arrivate da poco ed atte alla scoperta di questi prodigi tecnologici, non sono appannaggio di ogni organizzatore di gare professionistiche minori o amatoriali. Speriamo bene, ma ricordiamo che l’anti-doping, per trovare l’imbroglio, doveva per forza arrivare sempre un minuto dopo per sapere cosa e dove dovesse cercare la cosa che non doveva esserci.

martedì 7 aprile 2015

Bene così, ma senza fretta, che il talento c'è.

Chissà cosa pensavano i dirigenti della Shimano seduti in poltrona, mentre al Giro delle Fiandre andava in onda il peggior spot pubblicitario che l’azienda avrebbe mai pensato di dover ritrovarsi tra le mani. E adesso sotto coi discorsi che ci sono tanti o forse troppi veicoli al seguito delle corse. Nel mentre di un pomeriggio pasquale che ha confermato la fatica boia del nostro ciclismo maschile ad emergere nelle corse di un giorno di più alto lignaggio, la bici rosa riesce a far parlare di sé con la vittoria della Longo Borghini al Fiandre femminile. Com’è da tradizione c’è stata subito la celebrazione televisiva RAI, con il rilancio del noto slogan; “le nostre ragazze”, nella miglior tradizione della nostra Federciclo quando ci sono nei paraggi telecamere e fotografi con qualcosa d’importante appena vinto. Elisa (foto; Wiggle-Honda)si conferma atleta di un giorno, ed ha vinto in una maniera che se fosse stato un italiano a vincere a quel modo ne perlerebbero una settimana. La talentuosa ciclista piemontese – aveva già vinto anche un “Binda” in quel di Cittiglio – rappresenta quel cambio generazionale che da un paio di stagioni si va manifestando a piccoli passi non solo con lei, anche se al momento è l’atleta che mostra più di altre le famose ‘stimmate’ della campionessa. Scandolara e Ratto sono attese per dei rispettivi segnali importanti. Al Binda della scorsa settimana la Longo Borghini aveva mostrato una mancanza di brillantezza proprio nelle fasi finali, ma chissà che questa vittoria non sia il segnale d’inizio di un periodo di forma che arriverebbe in uno dei momenti più sentiti della stagione, visto che il 22 arriverà la Freccia Vallone. Molto buono il 5° posto conclusivo della tricolore Elena Cecchini, che sembra indirizzata a difendere meglio la maglia di campionessa nazionale rispetto alle ultime due tricolori Borgato e Muccioli.

domenica 17 marzo 2013

Una Sanremo ‘ammazza-grandi’ promuove il tedesco Ciolek, vincitore della...Cogoleto-Sanremo!

Possiamo ricordacela per un pezzo questa Sanremo. Gli ingredienti non mancano: 3° di temperatura alla partenza, pioggia, neve, diversi favoriti che si ritirano, altri che alzano bandiera bianca stroncati dal freddo, 50 chilometri di percorso risparmiati, due salite cancellate. Sagan era il favorito ed era atteso protagonista. Così è stato. Peccato il commento di Pancani a fine gara che lo etichetta “sconfitto” per essere arrivato solamente secondo nella volata. Tenendo conto del tempo schifoso affrontato dai corridori quel temine fa capire quanto poco abbia pedalato Pancani voce attuale del ciclismo. Bene ha detto Cancellara nel dopo gara, lodando tutti i ciclisti arrivati. È stata una Milano-Ovada prima è una Cogoleto-Sanremo quella corsa. Niente Passo del Turchino causa neve, niente salita delle Manie. Una corsa divisa in due con Rosa, Montaguti, Fortin, Belkov, Lastras, Bak eroi di giornata e ripartiti con 7 minuti nella seconda parte di corsa. Tanti favoriti hanno detto: “Basta così per oggi”. Chi per ritiro, chi per caduta, chi perché le gambe hanno detto loro “Ti porto al traguardo. Non chiedermi di più”. Boonen, Goss, Nibali, Farrar, Hushovd, Boasson Hagen, Gerrans, Greipel. Bravi, tenaci, coraggiosi Stannard, Chavanel e Vorganov che tra la Cipressa e il Poggio per un pelo non costruiscono lo scacco matto. Ma dopo aver tribolato per il freddo tutto il giorno, Sagan, Cancellara, Paolini non hanno voglia di mollare proprio lì. E quando Cancellara parte cattivo verso la fine del Poggio e Sagan riporta i migliori sui due di testa (Chavanel con Stannard), tutto sembra dimenticato. La volata appare come quella tanto annunciata da giorni: chi sarà l’uomo che, senza volerlo, tirerà la volata a Sagan? Invece il talento del campioncino Cannondale non riesce a considerare l’intelligenza di Gerald Ciolek come suo contendente. E quando il tedesco lo affianca la forza di Sagan non basta. La Sanremo gli sfugge per poco, come forse l’anno passato. Cancellara, terzo, è un’esemplare forza mai doma, Chavanel (4°) avrebbe meritato il podio, Paolini (5°) è quello che Pozzato non è stato: pronto nel momento decisivo. Lasciamo stare le frasi fantasiose e limitiamoci a far tanto di cappello a Ciolek (foto: Bettini), così come a Sagan che da favorito ha corso da protagonista quando la corsa lo chiamava, e occhio a quel Cancellara che chiude un’intervista osservando che adesso è pronto per il nord. E caro Pancani, prima di dare dello sconfitto a un ventitreenne che perde una classica per 20 centimetri, corsa con un tempo di m***a, pensiamoci 10 secondi e poi stiamo zitti, che oggi perfino Suor Alessandra ha fatto bella figura.