Per anni in questo spazio web scrivevo (a modo mio) di ciclismo, da luglio 2017 è solo uno spazio di lettura. I motivi li trovate nel primo articolo qui sotto.
«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
sabato 16 maggio 2015
Fuori giri; "Cornuto!!", disse il bue all'asino.
Se avete comprato la Gazzetta dello Sport il 9 febbraio 2013 (“Eh certo – penserà qualcuno tra voi – perché adesso figurati se non mi ricordo una roba del genere, genio dei miei coglioni!”) troverete quasi tutta la prima pagina dedicata a un signore, ex ciclista, che da quel giorno e per più di un’anno si guardò bene dal farsi rivedere in televisione, e quando lo faceva pubblicamente si faceva accompagnare da un amico legale, nel senso di avvocato, e che quando incrociava uno dei (pochi) giornalisti ‘scomodi’ dribblava le domande di quest’ultimo meglio di quanto fa Messi con un difensore avversario. Oggi, questo signore ogni tanto ritrova un microfono in mano grazie ad un simpatico varietà di approfondimento ciclistico-sportivo, condotto da una giornalista che se fosse rimasta a fare per l’appunto la giornalista e non la conduttrice, sarebbe stato meglio. A questo salotto televisivo partecipano spesso diversi giornalisti già in pensione da un pezzo – come gente dal simpatico baffetto che va ai Mondiali a spese della Federciclo (leggi; soldi nostri) senza nessun ruolo tecnico, logistico, organizzativo, rappresentativo o altro che serva veramente – perché è meglio così che dare lavoro a un trentenne senza lavoro, visto che bisogna fare largo ai giovani per guardare al futuro. Questo signore di cui si scriveva all’inizio ha fatto notare che Alberto Contador dovrebbe rinunciare a cambiare bicicletta ogni volta che affronta un’ultima salita, per non evocare velati sospetti d’imbroglio riguardanti il mezzo meccanico. Ora, con tutta la stima che (almeno qui) si è persa totalmente per questo signore, oggi fabbricante di biciclette costosissime che portano il suo nome, fa specie che a invocare un velato sospetto su delle biciclette sostituite sia per l’appunto qualcuno che si è guadagnato pagine intere complete di tabelle mediche, riferite ad un medico iberico molto noto riguardo alle cronache doping che guardavano al decennio scorso.
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Mario Cipollini
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