Per anni in questo spazio web scrivevo (a modo mio) di ciclismo, da luglio 2017 è solo uno spazio di lettura. I motivi li trovate nel primo articolo qui sotto.
«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
venerdì 25 luglio 2014
"Gigi a me le ragazze chiedono 15 giorni di corsa..."
L’ipotesi è suggestiva e a quanto pare spinta dalle cicliste stesse. I soldini ce li mettono loro?
Durante la telecronaca della penultima frazione del Giro-Donne, tra le risatine senza senso di Ridolini, spunta un’ipotesi che proprio quest’ultimo pone a Giuseppe Rivolta, patron della corsa, ospite del cabiotto RAI di Piergiorgio Severini. L’idea recitava all’incirca così; “Giuseppe (e giù a ridere), se fossi in te penserei a una corsa di dieci giorni (risata) suddivisa in cinque giorni di gara (risata), con un giorno di riposo dopo la quinta tappa. Ci hai pensato?” Così, mentre Sgarbozza finisce di ridere, Rivolta risponde che le ragazze gli hanno chiesto 15 giorni di gara: oibò! Fantaciclismo? Probabilmente si, visto che al giorno d’oggi mettere in piedi una corsa di dieci giorni è già roba da medaglia d’oro, almeno da noi. L’ipotesi è suggestiva, entusiasmante per gli appassionati, ma i costi aumenterebbero ancora e di soldi (pare) non ce ne siano, anche se alcune squadre le ammiraglie le cambiano quasi ogni anno. Sarebbe piuttosto da lavorare per capire se sia possibile la proposta dei dieci giorni di gara, con un giorno di riposo dopo la quinta (o forse meglio dopo la sesta?), e schifo non farebbe ci ficcassero dentro una prova a cronometro, con distanza però che fosse degna di una gara elite e non di una juniores. Cominciassero da qui, che poi eventualmente la pedalata più lunga della gamba possono anche provarla. Oppure, la vecchia proposta che puntualmente torna, ritorna e ritorna ancora come i Magnifici Sette: le tappe del Giro-Donne affiancate alla seconda metà di quello maschile. Tappe più corte di un 35-40% e medesime strade fino al traguardo. Ma se questa cosa ogni tanto rispunta sempre ma mai vede luce, un motivo ci sarà. Quale sia nessuno lo dice, e allora ti viene da pensar che siccome la torta non è grossa è meglio dividersela in pochi. Intanto possiamo dare un’idea di come sia visto il ciclismo femminile all’estero, con una breve lista di formazioni estere che hanno corso il Giro: Orica, Astana, Lotto Ladies, Rabobank, Giant, Rusvelo. Tutti GS che nascono a traino delle squadre maschili. Alcune tra le migliori giovani cicliste nostre hanno già risposto all’appello estero. E sul fronte gare la musica è la stessa. Senti i telecronisti parlare di movimento in salute, poi guardi le gare programmate a inizio stagione e ti domandi di quale Nazione parlino, tra gare che una volta per un motivo una volta per un’altro vengono corse ad anni alterni. Il Liberazione cancellato, il Trentino femminile ridotto a tre ore e mezza di gara, il Toscana che pare sarà di tre giorni quando prima sfiorava la settimana. E questi parlano di movimento in crescita, poi se saltano le corse mettiamo la cosa sotto la voce ‘dettagli’. Ma con le cicliste ci parlano di queste cose o gli argomenti sono circoscritti agli occhialoni da circo al foglio firma mattutino? Con questa domanda chiudo la serie di articoli dedicati al Giro d’Italia femminile. Essendo molti gli argomenti che pensavo di proporre, ho ritenuto cosa migliore non farne un’unico e gigantesco articolo. W la Tati e alla prossima.
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