Per anni in questo spazio web scrivevo (a modo mio) di ciclismo, da luglio 2017 è solo uno spazio di lettura. I motivi li trovate nel primo articolo qui sotto.
«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
martedì 3 giugno 2014
Sotto a chi tocca!
Tornano tra l’entusiasmo generale (?!) le tradizionali pagelline semi-serie del dopo corsa rosa, per analizzare il Giro appena concluso. Mi scuso perché certamente qualcuno o qualcosa mancherà.
VOTO 10; alla professoressa nella foto ed al livello d’imbecillità e cretineria ormai raggiunto da una parte del pubblico ciclistico. Dai tizi che sul Grappa quasi spingevano anche le moto (e che ad un certo punto hanno rischiato sul serio di prenderle da noialtri), fino a certi deficienti coglioni che sullo Zoncolan hanno avuto i loro momenti di gloria. Tornatevene negli stadi di calcio. VOTO 9; alla sigla del proCESSO alla tappa (“Pedala!”) perché le musiche di Paolo Belli avevano semplicemente rotto le balle. Stesso voto alla faccia tosta di Cipollini che per diversi giorni si è fatto rivedere in tivù, grazie all’amica suora che lo deve aiutare a riabilitarsi nel post-tabelle di Fuentes targate Gazzetta del febbraio 2013, e che si devono in qualunque modo far dimenticare al pubblico. Voto identico alla Bardiani CSF che ha fatto un Giro eccezionale e voto uguale al tifoso vicentino che sul Grappa ha trasformato il francese Pierre Rolland in “Pierolan”. Poi a quelli (sempre delle nostre zone) che a insulti e bestemmie hanno fermato la macchina dall’organizzazione “Inizio gara ciclistica” perché dovevano finire le scritte per Canula. I poliziotti della stradale non sapevano se far scattare le manette o mettersi a ridere. VOTO 8; a diverse persone: a Quintana che ‘doveva’ vincere il Giro è l’ha fatto. Peccato per il pasticcio dello Stelvio, dove lui non ha certo responsabilità. Stesso voto ad Aru che aveva le possibilità di arrivare nei primi 5 e l’ha fatto con il 3° posto finale, per Rigoberto Uran (Uran) che anche stavolta ci è arrivato vicino ma Quintana in salita era troppo per tutti e (finalmente!) per Ulissi che doveva lasciare un segno e ne ha lasciati due. VOTO 7; a Silvio ‘assolutamente’ Martinello come spalla di Francesco Pancani. Bel lavoro per non aver voluto copiare Cassani portando un po’ di ottimismo al microfono sulle possibilità delle fughe di giornata. Stesso voto allo spagnolo di Andrea De Luca: bueno ombre! Meno bueno un tifoso (almeno settantenne) che il giorno del Grappa si è dovuto far spiegare da noi presenti che Aru è il ciclista sardo e non il colombiano, e che Uran è quello colombiano e non il sardo. VOTO 6; a Cadel Evans. Non è più fatto per le tre settimane, e nella cronometro su cui puntava tanto ha deluso. Ma almeno, pur staccandosi, è uno che sa ancora come si fa a tirare fuori le palle. Stesso voto al percorso del Giro, ma ricordiamo che ormai dovremo abituarci a edizioni assegno-dipendenti per le partenze. VOTO 5; a Max Lelli che ancora non si sa se si chiami Massimiliano o Massimo. A volte non sa se parlare tecnico o pane e salame. Comunque era al primo Giro. Non sono al primo Giro gli organizzatori della corsa (vedi il pasticcio sullo Stelvio). VOTO 4; ai meccanici delle squadre che ormai pompano ruote a 10 atmosfere. Due gocce di passaggio e ti ritrovi coi coglioni al cielo. Serve veramente una pressione così? Stesso voto alle doti come attore di Garzelli nelle ricognizioni. Cassani sapeva ‘fare il falso’ meglio di lui, quando incrociava ‘casualmente’ altri ciclisti che conosceva lungo il percorso. VOTO 3; a Cunego e Basso, a cui manca solo di essere spalmati di senape o maionese sulla schiena quando passano. Inguardabili. Ma su Cunego dovevamo pensarla quando, il giorno della presentazione della squadre a Belfast, disse che aveva la mezza idea di buttare un pensiero anche alla classifica. Lì è stato il momento decisivo per far crollare tutto!
VOTO 2; “Chi è d’accordo con Beppe Conti si alzi da dove si trova e si sieda vicino a Beppe Conti. Chi è d’accordo con Garzelli si alzi da dov’è seduto e si sieda vicino a Stefano. Chi è d’accordo con Manuel si alzi dalla poltrona e faccia come lui che ora è riverso in avanti sul water”. Avendo (volontariamente) seguito poco il proCESSO alla tappa devo dare un giudizio superficiale. La suora è da tempo riuscita nell’intento di avere la ‘sua’ trasmissione, trasformandola quest’anno in una sottospecie di Giochi senza Frontiere. La Peppa Pig del ciclismo RAI decide tutto quel che si deve dire, fare, baciare, ecc. e gli amici in difficoltà (Re Imbroglione) si devono aiutare, perché a vendere bici da 12.000 Euro al pezzo non tiri il 20 del mese. A proposito, potrebbe essere tardi ma ormai che ci siamo; ”Salvate Aru dalla De Stefano!!” VOTO 1; ad Auro Bulbarelli, che se la suora ha voce in capitolo è merito anche suo, e che se Bartoletti è ancora in giro, stessa cosa. VOTO 0; al pazzo irresponsabile che ha dato l’ok per dare in dotazione a Sgarbozza un suv bianco Audi, che l’analfabeta poteva anche guidare personalmente per seguire la carovana.
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3 commenti:
Il tuo post più bello del 2014!
Concordo 100%.. praticamente hai scritto ciò che penso io...e tanti altri. Grande.
Ti ringrazio molto, ciao!
Ti ringrazio molto, ciao!
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