Per anni in questo spazio web scrivevo (a modo mio) di ciclismo, da luglio 2017 è solo uno spazio di lettura. I motivi li trovate nel primo articolo qui sotto.
«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
martedì 1 aprile 2014
Aprile; l'editoriale.
Cretino, smemorato, presumibilmente analfabeta. Qualcuno in particolare? Si. L’appassionato di ciclismo. Ecco come chi declama di amare il ciclismo lo sta mandando a p*****e a velocità della luce.
“Avanti così. Diversi anni addietro, nella tivù italiana, apparve un personaggio chiamato Tafazzi, che saltellando a destra e a manca si dava delle continue bottigliate sui maroni, in rappresentanza di quell’Italia che continuava a farsi male da sola. Così, mentre Suor Alessandra e i ‘fratelli’ del suo convento ciclistico stanno lentamente ricostruendo la santificazione sportiva di Cipollini, forse perché vive la convinzione (o più la speranza, parlando di gente di chiesa?) che dal 9 febbraio dell’anno scorso – vedi Gazzetta – sia passato abbastanza tempo perché l’appassionato medio sia ormai un’essere umano totalmente rincitrullito, arriva in tempestiva sintonia la “Stanlio & Ollio Corporated” cioè la Federciclismo. Chiamare a lavorare come collaboratori del CT italiano Cassani l’ex ciclista Velo e l’ex DS Ferretti sono altri due mattoni che vengono messi per alzare ancor di più il muro del non cambiamento. Questi tentativi possono avere grande successo nel pubblico che segue il ciclismo saltuariamente e che, comprensibilmente, crede che il ciclismo sia quello descritto e raccontato da tutti questi personaggi. Ci sono altri ex protagonisti che riversano il loro massimo impegno in questa missione, forse per fare in maniera che il ciclismo non goda di buona fama. L’Oscar del 2014 probabilmente è già stato assegnato a Savoldelli – vedi editoriale precedente – noto ex ciclista che, soffrendo di robusti vuoti di memoria, poche settimane addietro diede dimostrazione di cos’abbia perso il cinema italiano dal punto di vista recitativo, uscendo dagli uffici della Procura Antidoping del CONI. Ma anche i passati grandi protagonisti del nostro sport – vedi tal Moser Francesco – tentano di aiutare in tal senso. Quindi cosa di meglio che festeggiare i 30 anni del record dell’ora, in compagnia di tante persone e del Vate Conconi, seduto e partecipe alla ricca tavolata imbandita? Il primo medico al mondo che ha fatto del doping una scienza al servizio della gloria sportiva. Sul caro e vecchio processo Lampre verrebbe da mandare tanti in malora, per le notizie che NON vengono date e che uno deve andare a cercarsi (e che in certa stampa NON troverà, se non sull’americano Armstrong perché lui era quello cattivo mentre gli altri sono vittime del sistema). Una Nazione che ciclisticamente parlando continua ad essere senza vergogna, che con alcuni dei suoi raccontatori esclama puntualmente le parole “storia” e “leggenda” per cercare di raccontarla una volta in più. Addetti ai lavori che alla velocità della luce stanno facendo perdere credibilità ad uno sport che, di credibilità, in questi ultimi 15 anni ne ha persa una montagna (parlando di bici, l’immagine è perfetta). Tafazzi? Un mero dilettante, visto che questi qui ci considerano degli emeriti imbecilli coglioni. Avanti così.”
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