Per anni in questo spazio web scrivevo (a modo mio) di ciclismo, da luglio 2017 è solo uno spazio di lettura. I motivi li trovate nel primo articolo qui sotto.
«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
mercoledì 25 gennaio 2012
Allora, ricominciamo?....
L’INVERNO CICLISTICO VA VERSO LA FINE E TI PREPARI A PEDALARE. INVECCHIATO, MA CON L’ANIMO DA RAGAZZINO CHE TI RIPORTA SEMPRE INDIETRO A QUELLA VOLTA CHE…
ECCO CHE ARRIVA LA PRIMA SALITELLA STUPIDA, RILANCI LA BICI ALZANDOTI SUI PEDALI E RICOMINCI.
“Dannati panettoni, dannate cene con gli amici,…” ti fai coraggio anche così, quando torni a pedalare dopo l’inverno, anche per cercar di dimenticare che sei un’altro anno più vecchio (o anche più vecchia, prego!).
La maggior parte di noi ricorda la prima bicicletta con cui ci siamo mossi senza ruote, e senza papà o fratello maggiore a tenerci con la mano sotto al sellino. Pochi metri, cinque forse dieci e voilà, un bel volo quasi da fermi nel frenare. Eppure non è stata lei la nostra prima conquista. Non sono state quelle dieci pedalate contate, senza più ruotine.
La prima conquista è stata quella in cui senza rendercene conto ci siamo alzati in piedi da soli perché il giocattolo era lontano. Il primo metro di strada fatto da soli per raggiungerlo e poi giù di botto col sedere, che tanto c’è il pannolino air-bag. E mamma tutta fuori di testa che chiama papà a guadarti. Tu li osservi e ti domandi che c’avranno da guardarti con due occhi così, perché non ti rendi conto, non hai realizzato e vissuto l’emozione. Sorridi perché loro sorridono. Va così.
Ma la bici, vuoi mettere? Quella solitamente la ricordi; di solito rossa (ma son tutte rosse ‘ste bici da ragazzini?). La mia no; un blu/violetto. Esiste un colore così? Mah! Fatto sta che la prima pedalata indipendente spesso la rivivi. Con chi eri (io da solo, e figurarsi), dove l’hai fatta, se ti sei schiantato addosso a qualche macchina parcheggiata. Strana bestia il ciclista.
Le chiacchiere tra ciclisti. Specifichiamo; con i pochi amici con cui di solito pedalo ce la raccontiamo. Ma solo perché noi facciamo medie ciclistiche che fanno ridere gli altri ciclisti campioni. Dicevo delle chiacchierate (le “ciacolade”) tra noi. Gocce di memoria che riaffiorano dall’animo, e ti spingono quando la salita diventa carogna.
Per far credere ch’io sia persona di cultura, riporto una citazione di Hogo von Hofmannsthal, riportata a sua volta da Mauro Corona in uno dei suoi libri a me più cari “Gocce di resina”; “Amo immensamente questa terra, e più passano gli anni, più essa mi sembra ricca. Quando sarò vecchio, dai suoi torrenti, dai suoi laghi e dai suoi boschi mi verranno incontro i ricordi dell’infanzia, e il cerchio si chiuderà”
Quando pedalo lo faccio su strade ormai a me conosciute metro per metro. Vedo quindicenni che giocano a pallone nel prato fianco a casa, e ricordo il biondino che ora fa il portiere quando era alto 50 centimetri. Passo davanti una casa chiusa da qualche anno, e ricordo un vecchio che era spesso seduto nel poco di giardino che confina con la strada, a fare provvista di nostalgia.
Quella che faccio anch’io. Seduto su una panca alla fine di una salita per ascoltare il bosco di fine febbraio che inizia a svegliarsi, o come negli stessi giorni può fare il vecchio pescatore che si siede sul prato che fa riva nel Piave veneziano (giusto sarebbe “la Piave”) prima che questi, dopo aver tagliato la piana in due come una spada, muoia serenamente nel silenzio del mare.
Allora, ricominciamo?
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2 commenti:
Post meraviglioso. Punto.
Fa un freddo della malora.
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