Per anni in questo spazio web scrivevo (a modo mio) di ciclismo, da luglio 2017 è solo uno spazio di lettura. I motivi li trovate nel primo articolo qui sotto.
«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
venerdì 1 aprile 2011
Aprile; l'editoriale.
IL GIRO INIZIA AD AVVICINARSI. INTANTO LE CLASSICHE DEL NORD, IN PIENO SVOLGIMENTO, DA SEMPRE SI PORTANO APPRESSO I SAPORI DEL VECCHIO CICLISMO.
A QUESTO PROPOSITO, CHIUDIAMO “RADIO-DS” E RIDATECI IL CICLISTA TESTA E GAMBE.
1° APRILE; MANCANO 36 GIORNI ALL’INIZIO DEL GIRO D’ITALIA (e se Dio vuole 92 per quello femminile).
Le radioline vanno tolte. Le questioni sulla sicurezza devono essere affrontate dagli organizzatori delle corse, senza appoggiarsi ai Direttori Sportivi che avvisino i ragazzi durante la corsa se c’è bisogno. Anche in questo caso si vede chi sa veramente lavorar bene, nell’organizzazione delle corse ciclistiche.
I ciclisti devono pensare al triangolo rosso, ai cinque chilometri da pedalare ancora perché arrivi un rifornimento, a dire al gregario di star davanti pronto a ficcarsi dentro nell’eventuale gruppetto che magari tenterà una fuga, per evitare di dover far tirare i compagni col rischio di sfinirli. A correre, insomma, anche con la testa. Quando mancano 40 o 50 chilometri alla fine della corsa, il gregario con le misure di bicicletta più vicine a quella del suo capitano gli si affiancherà e gli pedalerà vicino. Testa e gambe.
Pensiamo ad uno dei momenti più importanti per un DS ed i ciclisti. Quando questi ultimi sono qualcosa di più che non; “i miei ciclisti” ma sono; “i miei ragazzi”. La riunione la sera prima nel dopo cena, le spiegazione sul percorso, il dire “dal chilometro tal dei tali in poi, su con le antenne! Il percorso diventa così e così e così… Vi voglio vedere svegli!” controllare le carte delle altimetrie 10 volte per memorizzarle mentre vengono discusse, approfondite, analizzate. Testa e gambe.
Pedalare durante la corsa e saper spiegare un concetto con quattro parole, sia dalla sella che dal sedile della macchina. Essere capitani e fare i capitani; decidere in mezzo minuto, ed in prima persona, se e come reagire ad uno scatto. Stare sempre nelle prime 20 o 30 posizioni del gruppo nei grandi giri, quando arrivi a 70/80 chilometri dalla fine, perché non hai “Radio-DS” che trasmette in esclusiva per te. Un ciclismo che faceva capire quali fossero i ciclisti più attenti, intelligenti e preziosi in corsa, per esperienza e fiducia da riporre. Testa e gambe.
Le ultime due generazioni ciclistiche sono nate con le radio. Un ciclista scatta e dall’ammiraglia gli dicono come reagisce il gruppo. Come se non bastasse, anche la televisione viene usata per lo scopo. Le motociclette, l’elicottero, sono occhi per far diventare dei geni del ciclismo, anche Direttori Sportivi che non hanno più bisogno di fare i DS per 4 o 5 anni con i ragazzi giovani. Non hanno bisogno di “farsi le ossa” per imparare a leggere le corse da dentro un’automobile. Oggi possono andare direttamente nell’ammiraglia dei “grandi”, perché ci penserà la telecamera dal cielo a dire loro cosa succede e quindi suggerirgli cosa gli conviene fare.
Ridateci i ciclisti furbi, scaltri, che capiscano e di conseguenza imparino come bisogna alimentarsi nella giornata molto calda, come guidare la bicicletta con la pioggia iniziata da poco, quando mettere la squadra in doppia fila per il vento. Chi scrive ricorda una cronometro al Giro femminile, dove da alcune ammiraglie si sentiva sbraitare dall’altoparlante su quando la ciclista doveva smettere di pedalare e sterzare il manubrio per “buttarsi” nell’affrontar la curva curva. Ma cosa sono; robottini radio-comandati? Sembra proprio così.
Nell’ultima edizione della “Popolarissima” (corsa veneta molto sentita tra i dilettanti), 4 ciclisti sono partiti in fuga a più di 70 chilometri dalla fine. Tre erano della stessa squadra. Sono arrivati al traguardo. Il gruppo non aveva pensato che quando tre ciclisti della stessa squadra (su quattro!) vanno in fuga, non lo fanno soltanto per 10 chilometri e buonanotte? Quando si sono svegliati era tardi. Ecco cosa comporta “Radio-DS”. Ciclisti che non sanno cosa fare.
Ridateci il ciclismo dove le lavagne tornano importanti, dove metti qualche uomo nei punti importanti di un finale di corsa perché non si sa mai, e allora lì si capisce quali squadre hanno gente che di ciclismo ne capisce veramente più degli altri. Ridateci il ciclismo dove il ciclista deve “faticare” anche con la testa.
Testa e gambe.
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1 commento:
Ribadisco ormai alla noia. Se il problema dei ds è la SICUREZZA, basta dare ai corridori le radioline, collegate con radio corsa e basta. Così in caso di incidente nessuno si farà male.
La realtà è che i ds vogliono teleguidare i ciclisti e ti raccontano la palla della sicurezza per intortarti il cervello.
basta con il ciclismo telecomandato!
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