«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

mercoledì 1 febbraio 2017

Febbraio; l'editoriale

La stagione ciclistica è già lanciata, ben lontana da quel ciclismo che vedeva il suo albore a fine febbraio. Senza squadre italiane di prima fascia, e senza troppe speranze di vederne a breve.
“Ci restano il Giro d’Italia del rinato Basso post emo-doping del 2010, la Vuelta di Nibali lo stesso anno, e la sua ‘formazione’ da talento a campione con la maglia Liquigas. Squadra che nello stesso periodo scovò, lanciò e formò l’attuale due volte iridato Sagan. Dall’altra parte la Lampre che ci ha dato l’ultimo campione del Mondo nel 2008 con Ballan e che ha cercato – fin quando le due parti non hanno pensato ch’era meglio cambiare – di riportare Damiano Cunego ai vertici. Cunego, che registrò la sua ultima grande vittoria con un esaltante tris al Giro di Lombardia appena dopo l’argento iridato alle spalle del già citato Ballan in quel di Varese. Vi sarebbe anche la vittoria a tavolino di Scarponi al Giro 2011, ma quell’affermazione non entusiasmò mai nemmeno lo stesso italiano. Poi ecco la prima, Liquigas, chiudere i battenti con una lenta uscita di scena ‘ammorbidita’dalla fusione con la Cannondale per una stagione, e poi la seconda, Lampre, con un saluto costruito sullo stesso piano ma con l’azienda Merida. Uno dei motivi? Il ciclismo ha costi che ormai sono enormi. Le favole del ciclismo costruito sulla passione vivono solo nei salotti RAI. Servono soldi, tanti e subito, punto. Oggi ci restano i singoli. Il palmares a cinque stelle di Nibali, il talento già vincente di Aru, il talento di Ulissi che sarebbe ora ‘sconfinasse’ ciclisticamente una volta per tutte per non diventare un secondo Pozzato, noto “predestinato” del ciclismo di una dozzina di anni fa per diventare, secondo l’allora idea generale, un grande del Nord per vincere a destra e a manca. Poi ci si ferma lì o poco oltre. Le soventi vittorie di febbraio dei nostri nelle prime corse assolate, in altri continenti, per poi svanire con l’arrivo della primavera e della condizione buona dei nomi più importanti. Ma siamo ai singoli, e guardando all’orizzonte pare che dovremo attaccarci a loro per un pezzo.“

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