Per anni in questo spazio web scrivevo (a modo mio) di ciclismo, da luglio 2017 è solo uno spazio di lettura. I motivi li trovate nel primo articolo qui sotto.
«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
martedì 6 ottobre 2015
Mi ridate quel Giro?
In attesa di entrare nel dettaglio della prossima corsa rosa, buttiamola sul sentimento e sul romanticismo, giusto per allungare il brodo. Cominciamo allora in maniera noiosa e ripetitiva per non farci mancare niente.
Per quanto l’emozione di scoprire il Giro che arriverà sia sempre forte, una presentazione che mi cade quando la stagione non è veramente finita (vi sono ancora alcune corse, anche se non di primo piano), stona con quelle presentazioni che nella seconda metà di novembre portavano un soffio di primavera dentro casa. Vedevi il nuovo Giro e pensavi a maggio, alle rose sui giardini, al rosa sui ciclisti. Sarà perchè quei Giri nascevano incorniciati dalle nebbie di novembre, dalle prime gelate rigide del mattino, dalle giornate corte, dal pezzo di legna che bisognava buttare nella stufa, sarà per quei sabato pomeriggio che profumavano di castagne arrostite e vino nuovo, sarà per i filmati del Cassani-cavia che riusciva a spiegarti una tappa, mentre sorseggiava un vino primitivo frizzante perché ancor giovane, assaggiato nella cantina di turno. Nell’immaginario di chi scrive il Giro è un evento che profuma di primavera. Come una Milano-Sanremo o una Tirreno-Adriatico. Due corse che tramite il mezzo televisivo portano la primavera a chi ancora non la può sentire già così presente. Vuoi mettere il nostro clima marzolino del nord-est con quello della riviera ligure o del centro Italia nel medesimo periodo? Con il Giro, con la sua presentazione, è un riaccendersi di queste sensazioni. Oggi la tecnologia la fa da padrona. Un tempo veniva introdotto un enorme tabellone che veniva aperto e tu cercavi nella prima panoramica della regia televisiva la tua Regione. Un secondo dopo cercavi di capire se quella linea rosa andava verso la tua Provincia. Un altro secondo più tardi potevi venir attraversato da una brivido di soddisfazione se quella linea rosa attraversava la tua città, il tuo paese, o le passava molto vicina. Purtroppo oggi sembra troppo chiedere a Garzelli di salire su di una bicicletta per la perlustrazione del percorso. Anche se dubito possa dare delle spiegazioni competenti come quelle dell’attuale CT Cassani, che a ottobre iniziava a girare mezza Italia, raccontando il Giro che sarebbe arrivato, facendolo sembrare sempre bellissimo anche se così non era. Meglio rimanere davanti alla telecamera, dopo aver guardato che le scarpe siano lucide, la testa sia stata ripassata di fresco con il rasoio elettrico e le sopracciglia ben delineate dalla pinzetta.
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