Per anni in questo spazio web scrivevo (a modo mio) di ciclismo, da luglio 2017 è solo uno spazio di lettura. I motivi li trovate nel primo articolo qui sotto.
«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
sabato 22 febbraio 2014
E via!, più veloci della luce!....
Autobus e treni fantasma, vagoni ferroviari ad aria condizionata forzata, notti quasi in bianco e passeggiate dal robusto chilometraggio. Su mia richiesta, l’amico Alessandro mi manda una bella listona di episodi dediti alle sue passate trasferte ciclistiche. Il testo ricalca abbastanza fedelmente le righe inviatemi.
Visto che la stagione ciclistica sta iniziando, per la serie “Il mio ciclismo” o ciclismo “pane e salame” propongo una lettura ciclistico/avventurosa giusto per iniziare l’annata agonistica anche dal punto di vista spirituale (!?). Partiamo dal Veneto, dove l’amico raggiunse una località molto nota per essere patria di un’eroina ciclistica di cui tradizionalmente non ricordo il nome, ma la cui leggenda sfiora l’apice assoluto dell’umana comprensione (e della pietà per chi scrive). Alessandro è diretto verso il vicentino, e per la precisione; “……un'altra trasferta a Nove (VI) nel 2009, ero partito il giorno prima (avevo preso il vizio, forse per staccare un pò da Milano) e a Vicenza non un alberghetto libero. Che faccio? Prima prendo il biglietto dell'autobus per Marostica, poi decido di andare a dormire in stazione su una panchina (!), ma vedo che è troppo scomodo, che non gliela fò e trovo un ostello... Un letto, un materasso, una coperta e un marcantonio di colore sopra di me (nel senso di letto a castello eh?) che russa talmente forte da fra quasi tremare i vetri, morale non ho riposato niente, era destino. La domenica mattina finalmente mi alzo, vado all'autostazione di Vicenza che sembro un ectoplasma e via verso Marostica e poi da lì a piedi fino a Nove (un paio di km, mica tanto) per un indigestione di ciclismo femminile: tre gare in un giorno con annesso passaggio in ammiraglia di papà Favaron-Bissoli per vedere il passaggio delle atlete sulla mitica salita della Rosina e poi giù di corsa per l'arrivo, le foto, i "ci vediamo alla prossima"... A parte la nottata in ostello è stata una trasferta tranquilla, solita scarpinata da Nove a Marostica per prendere il bus fino a Vicenza e da lì a casa senza problemi. Poi ci sarebbe da menzionare una gara a Schio che non si disputa più (ma va?): porto l'ombrello? Non lo porto? Non lo porto.
Finisce la gara sotto un diluvio universale ( e lì ho apprezzato in pieno la definizione di "temporali nel nord est") regina Schleicher viene chiamata sul palco (ehm... un camioncino scoperchiato a metà) delle premiazioni e io tiro giù la Santissima Trinità dei Monti per l'acqua e per quell'idiota che continuava a chiamarla per l'intervista (garantisco che veniva giù talmente forte che quasi non si vedeva niente) e decido di tornare a Schio a prendere il treno (altri 2 km a piedi abbondanti, ma sono abituato :-) ). Intirizzito da far schifo, arrivo a casa influenzato dopo un intero viaggio passato in treno al "posto finestrino" attaccato alle bocchette dell'aria condizionata (era prenotato...) e maledico la mia insana passione per le due ruote ma dura poco perchè penso che ancora una volta ne è valsa la pena. (…..) Ah mi viene in mente una gara (cancellata ovviamente) a Sala Baganza (PR) e i trasporti pubblici protagonisti: abitavo a Monza e bus per la stazione non ce n'erano e avevo il treno alle 5:55 del mattino per Parma. Perdermi d'animo ? Giammai :-). il sabato al lavoro faccio una tirata della miseria per non avere imprevisti, biglietto in stazione a Milano a via verso Monza, cena e a letto prestissimo, sveglia puntata alle 2:15 del mattino,alle 3 sono in cammino per fare i 12 km che mi separano da Milano. (…..) Solito ritardo nell'annunciare il binario dal quale partire (sempre quando viaggio io, mannaggia !!!) ma ce la faccio, il viaggio fino a Parma dura poco nulla, scendo colazione al bar, cambio treno e arrivo a Collecchio. Finita? Metto le tende e mangio un panino ? Macchè... Sono altri 4.8 km a piedi fino a Sala Baganza (di autobus nemmeno l'ombra), arrivo, ALTRA COLAZIONE e il barista mi chiede se voglio un bicchiere di rosso :-), si, sono più morto che vivo, ho nelle gambe già 16 km a piedi con lo zaino in spalla...
Scelgo un posto su un muretto 150 mt prima dell'arrivo in cima a una salitella, ottima posizione per fare le foto e credimi, ogni giro era una pennichella. Finisce la gara, vince Alison Wright con la Bronzini seconda se non sbaglio, foto del podio e alè, altri 4.8 km fino a Collecchio a piedi, treno, cambio a Fornovo (tanto per allungarla un pò, il diretto per Parma non c'è...) e arrivo a Milano che di pullman per Monza non ce ne sono più. Quindi?? ALTRI 12 km a piedi fino a casa, lascio immaginare come stavo messo il lunedi al lavoro. Poi... poi c'è quella volta a Castenaso gara di apertura del calendario ora cancellata, la Zilly vincitrice l'anno prima con un volatone incredibile tra le lacrime del sottoscritto, perchè HO PIANTO davanti a quel gesto tecnico... Arrivo in stazione che fa un freddo della malora, sul web danno neve dalle parti di Bologna e io penso "figurati... Avranno sbagliato", prendo lo stramaledetto interregionale per Bologna e scelgo l'unica carrozza dove il riscaldamento non funziona, ci sono dei finestrini abbassati e nè io, nè il senegalese seduto qualche fila più indietro (gli unici in quella carrozza !) ci alziamo a chiuderli (un vento...); la cosa comica è che nè io, nè il tizio ci alziamo (e dai...) per andare in un'altra carrozza: due ore e mezza al GELO. Arrivo a Bologna e nevica da far paura, mi risparmio l'ultima tratta fino a Castenaso e faccio bene, gara annullata, faccio colazione e torno a casa distrutto; giorni dopo vedo le foto sul web delle atlete tra la neve, sarebbe stata la loro ultima volta in quel paesello della provincia bolognese, gara cancellata.”
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3 commenti:
Un grazie ad Alessandro per la robusta dose di avventure raccontate.
Poi ci sarebbero altri aneddoti tipo quello capitatomi a Massarosa (gara cancellata, ehm...), lì ho rischiato grosso. :-)
PS tra qualche anno di gare nello stivale non ce ne saranno più, se la canteranno e se la suoneranno tra di loro come sempre, più che mai.
PPS A Massarosa eravamo in tre all'arrivo: due addetti ai lavori e il sottoscritto, la gara IDEALE per il ciclismo femminile, niente tifosi a bordo strada a rompere le scatole. :-)
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