Per anni in questo spazio web scrivevo (a modo mio) di ciclismo, da luglio 2017 è solo uno spazio di lettura. I motivi li trovate nel primo articolo qui sotto.
«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.
domenica 15 settembre 2013
Horner scrive una pagina storica? Speriamo di si.
NONNO CHRIS METTE IN RIGA I NIPOTINI, ED ENTRA PROBABILMENTE NELLA STORIA. CON LA SPERANZA CHE PROPRIO QUESTA STORIA NON VADA OLTRE CON APPENDICI FUTURE.
Eh dai che questa è bella! Si perché puoi guardartela in diversi modi. Il modo che parlerà di momento da ricordare nel ciclismo, con un quarantaduenne che vince una gara di tre settimane, mettendo in fila ciclisti con dieci anni di meno nella carta d’identità, ma soprattutto che ha ribattuto colpo su colpo di pedale, in una Vuelta che regalava 11 arrivi in salita. In questi anni vedevamo Pantani, Armstrong, Contador, Froome come dei fenomeni. Sarà mica che ci siamo persi uno che invece fenomeno lo era sul serio, uno che aspettava il momento buono per uscire allo scoperto? E aspetti d’essere un over 40? C***o se ne hai di pazienza Chris! L’altro modo è quello che in molti pensano: che si mette nel latte questo qui la mattina? Eh certo che se l’antidoping funziona sul serio, allora salterà fuori qualcosa. E se invece non vien fuori niente? Sai che smacco per Valverde, Nibali, Rodriguez – mica ragazzini del gruppo – che si son fatti mettere in riga da uno che si porta dietro quarantadue primavere? E Froome? Miseria, adesso cosa diciamo di Froome, classe ’85, che uscito dal Tour con un vagone di sospetti, ora si vede spodestato nelle attenzioni da un ciclista 14 anni più vecchio? Ci accontenteremo di dire che questo è l’anno dei Chris? Beh, pensando alla mitica conferenza stampa del dopo Ventoux, dove al keniota-britannico fecero domande velate di diffidenza, a Horner che faranno? Lo piglieranno a mazzate fino allo sfinimento? La Vuelta che ci consegna? La sorpresa di Horner, sperando non sia una storia che regalerà un capitolo extra. Poi Nibali che si conferma in grado di ben figurare quando prepara una gara con attenzione. L’italiano voleva competere per vincere la Tirreno-Adriatico e l’ha vinta, idem per il Giro e anche quello l’ha vinto, così come voleva cercare la vittoria in Spagna e se l’è giocata fino all’ultimo. Per i Mondiali dovrebbe avere un condizione perfetta e potrà essere considerato une dei favoriti. Ma non quello da battere. Perché anche gli spagnoli hanno mostrato una condizione, con vista Firenze, molto buona. Rodriguez e Valverde sono stati protagonisti fin quasi all’ultimo. Non hanno avuto la tenacia di Horner e Nibali, ma Rodriguez si presenterà come l’uomo più pericoloso – in ottica italiana – per la vittoria conclusiva (chissà come stanno Cancellara e Sagan…). Intanto festeggiamo ‘nonno’ Chris.
Adesso però viene il bello. Si perché quando un’atleta di 42 anni si mette dietro gente che viaggia a più d’un decennio d’anni di meno (Nibali è del 1984), e gli arriva davanti rispondendo colpo su colpo, in una Vuelta con 11 arrivi in salita, adesso si che la curiosità è tanta. Christopher Horner è un ciclista in gamba, uno di valore, ma vederlo mettere in riga Valverde, Nibali, Rodriguez ti lascia il dubbio. La sensazione che ne scaturisce è forse definibile come un misto d’incredulità e ammirazione. Però ripensando al Froome del Tour ed i sospetti che gli sono cresciuti attorno, cosa si dovrebbe scrivere di Horner, 14 anni più vecchio? Cattiveria? No di certo. Il fatto è che la paura di essere imbrogliati adesso non la nascondi più, non la tieni per te. Perché sei stanco, sei stufo marcio d’essere preso in giro. E la diffidenza patita da Froome sulla sua pelle durante il Tour – o anche quella verso Usain Bolt ai Mondiali d’atletica di Mosca – ormai sarà cosa che molti vincitori dovranno tener sempre presente che possa farsi viva con una domanda antipatica. La storia d’oggi ci dice che la Vuelta di Spagna 2013 è passata alla storia, grazie ad un ultraquarantenne che ha battuto la sua futura generazione ciclistica. Che il giorno, sabato, in cui lo statunitense ha praticamente vinto il Giro di Spagna, un ciclista che poteva essere suo figlio (22 anni) ha vinto la tappa. Speriamo sia una favola. Speriamo che la storia di questa Vuelta si fermi qui e che non ci siano altri capitoli extra.
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