«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

lunedì 26 settembre 2011

Quell'Italia che vince (ancora).



MENTRE ADESSO SARANNO IN TANTI PRONTI A SALTARE SUL CARRO VINCENTE DELLE RAGAZZE DI SALVOLDI, SI E’ CHIUSA L’AVVENTURA IRIDATA DI COPENAGHEN.
PER IL TERZO ANNO CONSECUTIVO, PROPRIO L’ALTA META’ DEL SELLINO HA SALVATO IL SEDERE ALL’FCI.

Va in archivio un’edizione iridata che ciclisticamente parlando è stata avara come poche. Nemmeno la buonanima di Walt Disney poteva avere fantasia sufficiente per inventarsi qualcosa, su di un percorso in cui l’ostacolo più delicato era rappresentato dal “prendere” sul lato destro una rotonda, a due chilometri dalla fine.
Nelle categorie del domani, sembra che ci si debba attendere un ritorno in grande stile della Francia. I “bleu” hanno vinto le prove juniores e dilettanti maschili in maniera netta. Nell’altra metà del sellino, mancando di categoria under 23, il ciclismo femminile juniores porta l’iride alla Gran Bretagna. Ma senza categoria “di passaggio” per le elite, lo scalino è talmente grande che non si può fare ancora molto affidamento nel futuro, riguardo alla britannica Clara Hughes.
Per quanto riguarda i nostri rappresentanti avevo scritto che il cambio generazionale, a volte scelta obbligata, avrebbe potuto rappresentare un handicap. Infatti nel momento in cui l’Italia di Paolo Bettini doveva impostare la volata per Bennati, negli ultimi 4-5 chilometri, quest’ultimo si è ritrovato da solo a guardarsi intorno. Un po’ ridicolo. E siccome tra Bennati e Cavendish ci sono due scalini di differenza, o hai la squadra o combini poco. La nazionale italiana si è liquefatta sotto il sole primaverile dell’autunno danese.
È stata nuovamente l’orchestra elite del CT Salvoldi ha far capire (per la 4 volta in 5 anni) che un gruppo iridato non lo puoi costruire soltanto con l’entusiasmo. Le ragazze italiane vengono da diverse squadre, che per tutto l’anno corrono l’una contro l’altra. Ma siccome il lato forte di Salvoldi è di ricercare la qualità, unita ad una silenziosa serietà, la base di partenza è sempre sicura. Monia Baccaille e Giorgia Bronzini fanno a gomitate tutto l’anno in volata, ma al momento buono Monia “serve” all’atleta della Forno d’Asolo un bis-iridato come non si è visto da nessuno in tutto il mondiale. Così Tatiana Guderzo, anche lei “nemica” della piacentina durante la stagione, le resta vicina tutta la corsa per tranquillizzarla sull’andamento della gara. E quando la gara è entrata nelle fasi decisive, ecco saltar fuori la Cantele, la D’Ettorre, la già citata Baccaille. Dopo che le “ragazzine” (Longo Borghini, Cecchini e Scandolara fanno nemmeno 60 anni insieme) hanno controllato la prima metà della corsa, le senatrici hanno preso in mano la regia negli ultimi chilometri.
Questa è l’Italia di Salvoldi. CT che guadagnando 35.000 euro all’anno ha portato 108 medaglie all’FCI tra Mondiali, Olimpiadi, Europei, pista, strada in linea, strada a cronometro, elite, juniores. Commissario Tecnico che segue ragazze che lavorano mezza giornata e poi si allenano, altre che studiano e poi vanno in pista fino all’ora di cena, e poi tornano sui libri magari ficcandoseli dentro il borsone per portarseli dietro in giro per l’Europa, perché appena tornate avranno un dannato esame da superare.
Personalmente racconterei volentieri questo ciclismo se ne avessi le possibilità. Chi può farlo (TV, siti pseudo-specializzati, riviste) iniziasse una buona volta. La storia di quello che ha il pane fresco e lo lascia invecchiare per lamentarsi che nessuno lo mangia ha stufato. Almeno chi scrive.

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